mercoledì 28 febbraio 2018

Una gita d'istruzione al LUDUM

Una gita d'istruzione al 
LUDUM.

Ludum Science Center è l'unico Centro scientifico didattico della Sicilia .
Oltre 100 esperimenti interattivi , un insettario , spettacoli scientifici , laboratori didattici per tutte le età , punto ristoro e spazi per pranzare . Questo e altro è LUDUM il luogo ideale dove portare le scolaresche in gita di istruzione di qualunque eta , nella massima sicurezza e senza spostamenti faticosi.
Oltre 68000 visitatori e le ottime referenze su tutti i social e gli articoli sulle nostre ricerche apparse sulle principali testate giornalistiche del mondo , garantiscono l'elevata qualità dell'offerta formativa di LUDUM. Scaricate il nostro catalogo offerta didattica 2017/18 sul nostro sito www.museodellascienza.com e per qualunque chiarimento non esitate a telefonare allo 095382529 o al 3485205905 - email infoludum@virgilio.it .

giovedì 22 febbraio 2018

Di cosa è fatto il fuoco ?

Di cosa è fatto il fuoco ?
Il fuoco è una reazione chimica — detta combustione —che corrisponde all'ossidazione di carbonio o di suoi composti allo stato gassoso ad opera dell'ossigeno contenuto nell'aria. La fiamma è la particolare porzione di spazio dove questo avviene.
Tipici combustibili gassosi sono il metano, il propano e il butano, le cui molecole sono costituite da carbonio legato all'idrogeno, anch'esso infiammabile. Essi sono contenuti allo stato liquefatto in bombole di alta pressione e gassificano immediatamente appena lasciati liberi di espandersi e mescolarsi all'aria. In tali circostanze, l'accensione può essere avviata da una semplice scintilla. Poiché la reazione di ossidazione è fortemente esotermica, ossia comporta lo sviluppo di calore, nella zona della fiamma viene raggiunta una temperatura molto alta.

La luce è dovuta a fenomeni di eccitazione degli elettroni, cioè le particelle più esterne degli atomi, che assorbono energia sotto forma di calore e la convertono in energia luminosa. Le particelle di sostanze solide, che sospese nella fiamma costituiscono dei punti di diffrazione della luce, amplificano il fenomeno. Nella fiamma ci sono una zona esterna poco luminosa e molto calda dove si ha combustione completa, una intermedia molto luminosa a combustione incompleta, e una interna dove non c’è combustione, ma trasporto di gas. La miscela che compone la fiamma è formata per lo più da sostanze molto reattive, i radicali liberi. La forma allungata della fiamma è dovuta alla tendenza dei gas caldi a salire verso l’alto. A mano a mano che si allontanano dal punto di combustione si raffreddano e la fiamma si assottiglia.
Rimane ora da capire come possano esistere anche combustibili solidi, quali il carbone, il legno, la carta, la stoffa, o anche liquidi, quali la benzina, il cherosene e l'alcool. Il fatto è che essi non brucerebbero senza prima essere vaporizzati, cosicché l'ossigeno possa mescolarsi intimamente con le molecole volatili e reagire con esse. Per questo è necessario passare attraverso la fase dell'accensione del fuoco: essa consiste nello scaldare fortemente una piccola zona del combustibile per farlo localmente vaporizzare. Una volta avviato il processo, la produzione di calore favorisce l'ulteriore evaporazione, l'autosostentamento della fiamma e il suo allargamento. Per quanto detto, è evidente che nel caso dei solidi una semplice scintilla non è in grado di far partire la combustione. Sui liquidi, invece, aleggia sempre una certa quantità del loro vapore, perciò in certi casi è possibile l'accensione tramite scintilla.

Il furto della meridiana di Catania e come " tagliare" il tempo.


Il furto della meridiana di Catania e come " tagliare" il tempo.

Manio Valerio Massimo Messalla , console della repubblica romana condusse le sue legioni vittoriose in 67 cittadine siciliane , tra cui Messina e Catania, vincendo un'importante battaglia contro i cartaginesi ad Imera durante la prima guerra punica. Rubò da Catania un sofisticato orologio solare fatto dai maestri etnei e lo fece porre a sua gloria nel foro della città eterna. Il conquistatore , ignorava che più a nord , l'inclinazione dell'ombra sarebbe stata diversa .
I Romani da quel momento per oltre un secolo lessero le ore sbagliate .
 Questo errore ci fa pensare a quanto sia difficile misurare il tempo in modo standardizzato.
La stessa parola tempo deriva dal radice indoeuropea TEM che vuol dire tagliare (quindi noi tagliamo il tempo). I primi sistemi di misurazione del tempo furono gli orologi solari diffusi dall'età del bronzo , gli egiziani avevano ideato pure uno portatile. Ma non è che brillassero per precisione (il sole cambia angolazione durante l'anno e se la parete dell'orologio non è perfettamente orientata est /ovest la misurazione è alterata), comunque sia per gli standard antichi anche un'ora approssimativa poteva andare bene . I primi a tagliare il tempo furono i sumeri , che invece di usare il sistema decimale usavano quello a base 12 . Introdussero le dodici ore (anche per questo i mesi sono dodici ). Quando ci si accorse della difficoltà a misurare il tempo con meridiane (non funzionano di notte e con le nuvole) , si introdussero le clessidre . Inizialmente non erano come quelle che conosciamo, all'inizio erano ad acqua (clessidra significa letteralmente “ladro d'acqua”) anche queste però visto l'alterazione di viscosità dell'acqua variabile in funzione della temperatura e l'usura dovuta all'azione del liquido non erano per niente precise. Solo nel medioevo si passò alla sabbia (il quarzo mantiene abbastanza costante il suo volume), con lo svegliatoio meccanico dove la sabbia scendendo azionava per gravità una serie di meccanismi , che producevano un segnale sonoro per la sveglia e richiamare i monaci alla al vespro mattutino. Con l'invenzione dei sistemi a carica a molla , gli orologi divennero sempre più compatti e precisi , nel XVI secolo in Germania furono inventati i primi orologi tascabili (avevano forma ovale simile ad un uovo). Grazie al grande Galileo Galilei ed ai suoi studi sul pendolo si ottennero i primi orologi che sfruttavano il movimento oscillatorio , alla fine del '600 . Ad un certo punto gli orologi divennero sempre più precisi che si dovette definire l'unità di misura del tempo , fu così che nel 1820 si ottenne la definizione di secondo come una parte su 86400 del giorno medio . Definizione rivista molte volte in funzione del fatto che la terra rallenta la sua rotazione . La misura del secondo viene definita oggi in base alle proprietà di decadimento radioattivo del Cesio 133 , tanto che il secondo è l'unità di misura definita con maggiore accuratezza, attualmente nell'ordine di 10 alla -12.. Il rallentamento terreste viene corretto di tanto in tanto con l'aggiunta di un secondo “bisestile” chiamato “ secondo intercalare” dal 1972 ad oggi sono stati aggiunti 45 secondi , non pensiamo che il console Messalla se ne sarebbe accorto , ma oggi nell'età di internet non si può fare a meno di tanta precisione.

mercoledì 7 febbraio 2018

Il mascalzone e la povera belva

Il mascalzone e la povera "belva di via San Gregorio".


Giuseppe Ricciardi nato nel 1911 a Catania era un uomo alto e segaligno, con due sottili baffetti neri e l’aria del seduttore , faceva un poco il commerciante un poco il magliaro , proponeva l’acquisto di abiti o tessuti (ma poi anche di altre merci) presentandolo come un affare vantaggioso, spesso alludendo, anche falsamente, a una provenienza illecita della merce che ne avrebbe giustificato il basso prezzo e la pretesa alta qualità. Faceva parte di quella schiatta di uomini emersi nel dopoguerra , «venditori» che facevano del proprio mestiere uno stile di vita, di cui curavano in modo ossessivo ogni dettaglio: l’abito faceva il magliaro, che non conosceva sciatteria nell’aspetto e nell’eloquio.
Ricciardi è un siciliano dal sangue caldo, cui piacciono le belle donne, e non si è mai fatto mancare compagnie femminili, mentre Franca Pappalardo, la moglie, attende paziente, giù a Catania, con i bambini, di raggiungerlo a Milano. Era il 1946 l'Italia si stava faticosamente leccando le ferite del terribile conflitto mondiale e il Catanese era emigrato a Milano per cercare con le sue abilità dialettiche fortuna , in parte l'aveva trovata .
Aveva conosciuto una donna decisa e bellissima a Milano , si chiamava Rita Fort . Il Ricciardi non portava la fede e aveva promesso a Rita di sposarla , grazie all'aiuto della donna avevano aperto insieme un negozio di maglieria . La coppia va ad abitare in un piccolo appartamento di via Mauro Macchi, non distante dalla Stazione Centrale. Nel negozio Rita lavora come commessa. In realtà si sente padrona. Un giorno decide di spingere il suo uomo al grande passo: “Viviamo insieme, sposiamoci”. Lui è sfuggente. Messo alle corde confessa la verità: è sposato, in Sicilia ha moglie e due figli più un terzo in arrivo. E c'è di più: i suoi parenti, al paese, non vedono di buon occhio che lui se ne stia da solo in una città come Milano. Gli ordinano, in pratica, di ricongiungersi alla famiglia. Cosa che succede ben presto. Caterina si vede crollare il mondo addosso. Ma il Ricciardi le promette di ignorare la moglie e di stare solo con lei.
Ovviamente non è vero anzi la moglie "sale" a Milano .
Appena arrivata , Franca Pappalardo capisce che quella friulana che lavora nel negozio del marito non si comporta come semplice commessa , Intuisce che tra lei e il marito ci sono o c'erano stati rapporti ben diversi di quelli più semplici da dipendente a datore di lavoro. Intima a Pippo Ricciardi
di cacciarla . Lui gli offre dei soldi ed è costretto ad eseguire gli ordini della moglie .
Ma Rita Fort non è una donna come le altre , il destino con lei era stato crudele fino all'inverosimile era nata in Veneto , da piccola aveva visto il padre morire davanti a lei caduto in un dirupo , un fulmine gli aveva distrutto la casa , il suo amore della vita era morto due giorni prima della data che avevano fissato per il matrimonio .
Aveva sposato per ripiego un conterraneo che presto si era rivelato pazzo e di cui aveva ottenuto l'annullamento del matrimonio , aveva inoltre una malformazione che non le permetteva di avere figli .
Era fuggita a Milano in cerca di fortuna e pensava di averla trovata nel Ricciardi . Rina Fort perde la testa, decide di vendicarsi nel modo più orribile di quell'uomo che fino ad allora l'aveva illusa. Come?
Distruggendogli la famiglia, "cancellando" dalla faccia del mondo ciò che riteneva essere la causa della sua rovina.
L'occasione per dare sfogo al rancore accumulato arriva il 29 novembre. Sono le 7 di sera. Piove. Milano è appiattita dal grigio invernale. Giuseppe Ricciardi è fuori città, a Prato per affari. Caterina sale le scale di via San Gregorio, bussa alla porta di Franca Pappalardo.
Cosa succede appena la Fort entra in casa purtroppo non lo saprà mai nessuno. Ma è probabile che le due donne abbiano una violenta discussione. Rina Fort afferra una sbarra di ferro e uccide l'avversaria fracassandole la testa. Poi, colpisce senza pietà anche i tre bambini. Compiuta la strage torna a casa.
A scoprire l'orribile delitto il mattino successivo è Rina Somaschini, una commessa del Ricciardi, salita nell'appartamento per ritirare, come di consueto, le chiavi del negozio. Trova la porta aperta, le luci accese. Appena varcata la soglia lancia un urlo, corre nella guardiola della portineria e sviene.
Accorrono la polizia, il magistrato e un medico legale. Dietro la porta c’è il cadavere di Franca Pappalardo, massacrata con 18 colpi di spranga, accanto a lei il corpo di Giovannino (otto colpi in testa), sei o sette metri più distante, in cucina, quello di Giuseppina per la quale erano stati sufficienti quattro colpi.
La bimba ha la testa quasi sotto il seggiolone del piccolo Antonio, ucciso con un solo colpo dopo essere stato soffocato con un pannolino infilato in bocca. I giornalisti e fotografi arrivano prima della polizie e spostano i cadaveri e insozzano la scena del crimine .
In prigione finisce , lo stesso Pippo Ricciardi. Qualche giorno dopo la strage era tornato dal suo viaggio d'affari. Mentre entrava nel palazzo il portinaio lo aveva affettuosamente bloccato. “Vada subito all'obitorio. Sa, le hanno ucciso moglie e figli”. Lui non ne sapeva niente, ma la polizia non lo aveva creduto estraneo alla strage. E lo aveva arrestato. Viene assolto in istruttoria, ma fuori da San Vittore lo accoglie un'antipatia dilagante.
Solo la caparbietà del celebre commissario Mario Nardone riesce a sciogliere il muro di silenzi e omissioni della Fort.
La cronaca dell'omicidio fu curata per il corriere della sera da Dino Buzzati, il celebre autore del “Deserto dei tartari” che definì la Fort la belva di via San Gregorio.
Non una belva era Rina ma una donna che aveva osservato tanto da vicino i mostri e le mostruosità da diventarlo pure lei. Fu condannata all'ergastolo nel gennaio del 1950 passò in carcere ventisette anni cucendo vestiti per bambini (quelli che non aveva mai avuto) gli fu concessa la grazia dal Presidente della repubblica Leone nel 1975 .
Rina Fort muore, ormai quasi sconosciuta, il 2 marzo 1988. Viene trovata priva di vita a letto, stroncata da una crisi cardiaca. Il "grande male" evocato da Buzzati se n'era andato in silenzio. Quattro anni prima, a Catania, in solitudine, era scomparso anche Pippo Ricciardi si era risposato ed aveva avuto un altro figlio.
Fonti : La storia illustrata ; Archivio storico del corriere della sera

Il paradosso del compleanno

 Il paradosso del compleanno



Il paradosso del compleanno (o problema del compleanno) è un paradosso di teoria della probabilità definito nel 1939 da Richard Von Mises. Il paradosso afferma che la probabilità che almeno due persone in un gruppo compiano gli anni lo stesso giorno è largamente superiore a quanto potrebbe dire l'intuito: infatti già in un gruppo di 23 persone la probabilità è circa 0,51; con 30 persone essa supera 0,70, con 50 persone tocca addirittura 0,97.
Il modo più semplice per calcolare la probabilità P(p) che ci siano almeno due persone appartenenti ad un gruppo di  persone che compiano gli anni lo stesso giorno è calcolare dapprima la probabilità P1(p) che ciò non accada. Il ragionamento è questo: data una qualunque persona del gruppo (indipendentemente dalla data del suo compleanno), vi sono 364 casi su 365 in cui il compleanno di una seconda persona avvenga in un giorno diverso; se si considera una terza persona, ci sono 363 casi su 365 in cui compie gli anni in un giorno diverso dalle prime due persone e via dicendo. Potete fare questo gioco quanto siete in gruppo e sarete sbalorditi come bastino quasi sempre 30 persone per avere successo.

Le probabilità come (forse) non le 

abbiamo considerate mai.


Qual'è la probabilità di vincere al superenalotto? E di morire per una ferita autoinflitta ? Scoprilo con noi.
Il concetto di probabilità, utilizzato a partire dal XVII secolo, è diventato con il passare del tempo la base di diverse discipline scientifiche, In probabilità si considera un fenomeno osservabile esclusivamente dal punto di vista della possibilità o meno del suo verificarsi, prescindendo dalla sua natura. Tra due estremi, detti evento certo (ad esempio: lanciando un dado a sei facce si ottiene un numero compreso tra 1 e 6) ed evento impossibile (ottenere 1 come somma dal lancio di due dadi), si collocano eventi più o meno probabile.
Ma spesso la logica umana esula da considerazioni di tipo numerico , come chi gioca a superenalotto 1 su 622.614.630 e addirittura di fare il premio superstar 1 su 56.035.316.700 . Molto più probabile morire a causa di un asteroide 1 su 1.500.000.000 .
Uno dei giochi più equi è sicuramente roulette 1 su 38 è la probabilità di vincere puntando su un solo numero.
Niente comunque rispetto a testa o croce 1 su 2 .
Ma anche sulla percezione del pericolo si fanno errori spaventosi la probabilità morire per un attentato terroristico in Italia è 1 su 10.917.000 , ma non si parla d'altro nei mezzi di stampa come se il pericolo fosse immantinente .
Mentre vengono sottovalutati pericoli ben maggiori come
essere colpiti da un fulmine: 1 probabilità su 81.701.
morire in conseguenza di punture di api, vespe o calabroni: 1 probabilità su 62.950.
1 probabilità su 51.199 di restare vittima di una tempesta.
1 probabilità su 6.174 di morire per il gran caldo.
1 probabilità su 5.981 di morire per un colpo d’arma da fuoco accidentale.
1 probabilità su 5.862 di morire in un incidente aereo.
1 probabilità su 4.147 di morire in un incidente con la bicicletta.
1 probabilità su 1.235 di morire in un incendio.
1 probabilità su 1.073 di morire annegati.
1 probabilità su 802 di morire in un incidente di moto.
1 probabilità su 623 di morire investiti da un’auto.
1 probabilità su 300 di finire ucciso da un colpo di arma da fuoco.
1 probabilità su 272 di essere tra i passeggeri in un incidente stradale mortale.
1 probabilità su 184 di morire a causa di una caduta.
1 probabilità su 139 di morire per un avvelenamento accidentale.
1 probabilità su 115 di morire a causa di una ferita auto-inflitta.
1 probabilità su 85 di morire al volante di un’auto per un incidente stradale.
1 probabilità su 28 di morire per infarto.
1 probabilità su 7 di morire per un tumore.
1 probabilità su 6 di morire per una malattia cardiaca.
Se i telegiornali e la stampa ragionassero in termini probabilistici avremmo sicuramente una visione più valida della realtà , anche se la fisica quantistica ci insegna come la realtà non è altro che un sottile gioco di probabilità.