Una gita d'istruzione al
LUDUM.
Ludum Science Center è l'unico Centro scientifico didattico della Sicilia .
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Ludum la scienza è semplicemente ....... Un gioco
mercoledì 28 febbraio 2018
giovedì 22 febbraio 2018
Di cosa è fatto il fuoco ?
Di cosa è fatto il fuoco ?
Il fuoco è una reazione chimica — detta combustione —che corrisponde all'ossidazione di carbonio o di suoi composti allo stato gassoso ad opera dell'ossigeno contenuto nell'aria. La fiamma è la particolare porzione di spazio dove questo avviene.
Tipici combustibili gassosi sono il metano, il propano e il butano, le cui molecole sono costituite da carbonio legato all'idrogeno, anch'esso infiammabile. Essi sono contenuti allo stato liquefatto in bombole di alta pressione e gassificano immediatamente appena lasciati liberi di espandersi e mescolarsi all'aria. In tali circostanze, l'accensione può essere avviata da una semplice scintilla. Poiché la reazione di ossidazione è fortemente esotermica, ossia comporta lo sviluppo di calore, nella zona della fiamma viene raggiunta una temperatura molto alta.
Tipici combustibili gassosi sono il metano, il propano e il butano, le cui molecole sono costituite da carbonio legato all'idrogeno, anch'esso infiammabile. Essi sono contenuti allo stato liquefatto in bombole di alta pressione e gassificano immediatamente appena lasciati liberi di espandersi e mescolarsi all'aria. In tali circostanze, l'accensione può essere avviata da una semplice scintilla. Poiché la reazione di ossidazione è fortemente esotermica, ossia comporta lo sviluppo di calore, nella zona della fiamma viene raggiunta una temperatura molto alta.
La luce è dovuta a fenomeni di eccitazione degli elettroni, cioè le particelle più esterne degli atomi, che assorbono energia sotto forma di calore e la convertono in energia luminosa. Le particelle di sostanze solide, che sospese nella fiamma costituiscono dei punti di diffrazione della luce, amplificano il fenomeno. Nella fiamma ci sono una zona esterna poco luminosa e molto calda dove si ha combustione completa, una intermedia molto luminosa a combustione incompleta, e una interna dove non c’è combustione, ma trasporto di gas. La miscela che compone la fiamma è formata per lo più da sostanze molto reattive, i radicali liberi. La forma allungata della fiamma è dovuta alla tendenza dei gas caldi a salire verso l’alto. A mano a mano che si allontanano dal punto di combustione si raffreddano e la fiamma si assottiglia.
Rimane ora da capire come possano esistere anche combustibili solidi, quali il carbone, il legno, la carta, la stoffa, o anche liquidi, quali la benzina, il cherosene e l'alcool. Il fatto è che essi non brucerebbero senza prima essere vaporizzati, cosicché l'ossigeno possa mescolarsi intimamente con le molecole volatili e reagire con esse. Per questo è necessario passare attraverso la fase dell'accensione del fuoco: essa consiste nello scaldare fortemente una piccola zona del combustibile per farlo localmente vaporizzare. Una volta avviato il processo, la produzione di calore favorisce l'ulteriore evaporazione, l'autosostentamento della fiamma e il suo allargamento. Per quanto detto, è evidente che nel caso dei solidi una semplice scintilla non è in grado di far partire la combustione. Sui liquidi, invece, aleggia sempre una certa quantità del loro vapore, perciò in certi casi è possibile l'accensione tramite scintilla.
Il furto della meridiana di Catania e come " tagliare" il tempo.
Il furto della meridiana di Catania e come " tagliare" il tempo.
Manio Valerio Massimo Messalla , console della repubblica romana condusse le sue legioni vittoriose in 67 cittadine siciliane , tra cui Messina e Catania, vincendo un'importante battaglia contro i cartaginesi ad Imera durante la prima guerra punica. Rubò da Catania un sofisticato orologio solare fatto dai maestri etnei e lo fece porre a sua gloria nel foro della città eterna. Il conquistatore , ignorava che più a nord , l'inclinazione dell'ombra sarebbe stata diversa .
I Romani da quel momento per oltre un secolo lessero le ore sbagliate .
I Romani da quel momento per oltre un secolo lessero le ore sbagliate .
Questo errore ci fa pensare a quanto sia difficile misurare il tempo in modo standardizzato.
La stessa parola tempo deriva dal radice indoeuropea TEM che vuol dire tagliare (quindi noi tagliamo il tempo). I primi sistemi di misurazione del tempo furono gli orologi solari diffusi dall'età del bronzo , gli egiziani avevano ideato pure uno portatile. Ma non è che brillassero per precisione (il sole cambia angolazione durante l'anno e se la parete dell'orologio non è perfettamente orientata est /ovest la misurazione è alterata), comunque sia per gli standard antichi anche un'ora approssimativa poteva andare bene . I primi a tagliare il tempo furono i sumeri , che invece di usare il sistema decimale usavano quello a base 12 . Introdussero le dodici ore (anche per questo i mesi sono dodici ). Quando ci si accorse della difficoltà a misurare il tempo con meridiane (non funzionano di notte e con le nuvole) , si introdussero le clessidre . Inizialmente non erano come quelle che conosciamo, all'inizio erano ad acqua (clessidra significa letteralmente “ladro d'acqua”) anche queste però visto l'alterazione di viscosità dell'acqua variabile in funzione della temperatura e l'usura dovuta all'azione del liquido non erano per niente precise. Solo nel medioevo si passò alla sabbia (il quarzo mantiene abbastanza costante il suo volume), con lo svegliatoio meccanico dove la sabbia scendendo azionava per gravità una serie di meccanismi , che producevano un segnale sonoro per la sveglia e richiamare i monaci alla al vespro mattutino. Con l'invenzione dei sistemi a carica a molla , gli orologi divennero sempre più compatti e precisi , nel XVI secolo in Germania furono inventati i primi orologi tascabili (avevano forma ovale simile ad un uovo). Grazie al grande Galileo Galilei ed ai suoi studi sul pendolo si ottennero i primi orologi che sfruttavano il movimento oscillatorio , alla fine del '600 . Ad un certo punto gli orologi divennero sempre più precisi che si dovette definire l'unità di misura del tempo , fu così che nel 1820 si ottenne la definizione di secondo come una parte su 86400 del giorno medio . Definizione rivista molte volte in funzione del fatto che la terra rallenta la sua rotazione . La misura del secondo viene definita oggi in base alle proprietà di decadimento radioattivo del Cesio 133 , tanto che il secondo è l'unità di misura definita con maggiore accuratezza, attualmente nell'ordine di 10 alla -12.. Il rallentamento terreste viene corretto di tanto in tanto con l'aggiunta di un secondo “bisestile” chiamato “ secondo intercalare” dal 1972 ad oggi sono stati aggiunti 45 secondi , non pensiamo che il console Messalla se ne sarebbe accorto , ma oggi nell'età di internet non si può fare a meno di tanta precisione.
La stessa parola tempo deriva dal radice indoeuropea TEM che vuol dire tagliare (quindi noi tagliamo il tempo). I primi sistemi di misurazione del tempo furono gli orologi solari diffusi dall'età del bronzo , gli egiziani avevano ideato pure uno portatile. Ma non è che brillassero per precisione (il sole cambia angolazione durante l'anno e se la parete dell'orologio non è perfettamente orientata est /ovest la misurazione è alterata), comunque sia per gli standard antichi anche un'ora approssimativa poteva andare bene . I primi a tagliare il tempo furono i sumeri , che invece di usare il sistema decimale usavano quello a base 12 . Introdussero le dodici ore (anche per questo i mesi sono dodici ). Quando ci si accorse della difficoltà a misurare il tempo con meridiane (non funzionano di notte e con le nuvole) , si introdussero le clessidre . Inizialmente non erano come quelle che conosciamo, all'inizio erano ad acqua (clessidra significa letteralmente “ladro d'acqua”) anche queste però visto l'alterazione di viscosità dell'acqua variabile in funzione della temperatura e l'usura dovuta all'azione del liquido non erano per niente precise. Solo nel medioevo si passò alla sabbia (il quarzo mantiene abbastanza costante il suo volume), con lo svegliatoio meccanico dove la sabbia scendendo azionava per gravità una serie di meccanismi , che producevano un segnale sonoro per la sveglia e richiamare i monaci alla al vespro mattutino. Con l'invenzione dei sistemi a carica a molla , gli orologi divennero sempre più compatti e precisi , nel XVI secolo in Germania furono inventati i primi orologi tascabili (avevano forma ovale simile ad un uovo). Grazie al grande Galileo Galilei ed ai suoi studi sul pendolo si ottennero i primi orologi che sfruttavano il movimento oscillatorio , alla fine del '600 . Ad un certo punto gli orologi divennero sempre più precisi che si dovette definire l'unità di misura del tempo , fu così che nel 1820 si ottenne la definizione di secondo come una parte su 86400 del giorno medio . Definizione rivista molte volte in funzione del fatto che la terra rallenta la sua rotazione . La misura del secondo viene definita oggi in base alle proprietà di decadimento radioattivo del Cesio 133 , tanto che il secondo è l'unità di misura definita con maggiore accuratezza, attualmente nell'ordine di 10 alla -12.. Il rallentamento terreste viene corretto di tanto in tanto con l'aggiunta di un secondo “bisestile” chiamato “ secondo intercalare” dal 1972 ad oggi sono stati aggiunti 45 secondi , non pensiamo che il console Messalla se ne sarebbe accorto , ma oggi nell'età di internet non si può fare a meno di tanta precisione.
mercoledì 7 febbraio 2018
Il mascalzone e la povera belva
Il mascalzone e la povera "belva di via San Gregorio".
Giuseppe Ricciardi nato nel 1911 a Catania era un uomo alto e segaligno, con due sottili baffetti neri e l’aria del seduttore , faceva un poco il commerciante un poco il magliaro , proponeva l’acquisto di abiti o tessuti (ma poi anche di altre merci) presentandolo come un affare vantaggioso, spesso alludendo, anche falsamente, a una provenienza illecita della merce che ne avrebbe giustificato il basso prezzo e la pretesa alta qualità. Faceva parte di quella schiatta di uomini emersi nel dopoguerra , «venditori» che facevano del proprio mestiere uno stile di vita, di cui curavano in modo ossessivo ogni dettaglio: l’abito faceva il magliaro, che non conosceva sciatteria nell’aspetto e nell’eloquio.
Ricciardi è un siciliano dal sangue caldo, cui piacciono le belle donne, e non si è mai fatto mancare compagnie femminili, mentre Franca Pappalardo, la moglie, attende paziente, giù a Catania, con i bambini, di raggiungerlo a Milano. Era il 1946 l'Italia si stava faticosamente leccando le ferite del terribile conflitto mondiale e il Catanese era emigrato a Milano per cercare con le sue abilità dialettiche fortuna , in parte l'aveva trovata .
Aveva conosciuto una donna decisa e bellissima a Milano , si chiamava Rita Fort . Il Ricciardi non portava la fede e aveva promesso a Rita di sposarla , grazie all'aiuto della donna avevano aperto insieme un negozio di maglieria . La coppia va ad abitare in un piccolo appartamento di via Mauro Macchi, non distante dalla Stazione Centrale. Nel negozio Rita lavora come commessa. In realtà si sente padrona. Un giorno decide di spingere il suo uomo al grande passo: “Viviamo insieme, sposiamoci”. Lui è sfuggente. Messo alle corde confessa la verità: è sposato, in Sicilia ha moglie e due figli più un terzo in arrivo. E c'è di più: i suoi parenti, al paese, non vedono di buon occhio che lui se ne stia da solo in una città come Milano. Gli ordinano, in pratica, di ricongiungersi alla famiglia. Cosa che succede ben presto. Caterina si vede crollare il mondo addosso. Ma il Ricciardi le promette di ignorare la moglie e di stare solo con lei.
Ovviamente non è vero anzi la moglie "sale" a Milano .
Appena arrivata , Franca Pappalardo capisce che quella friulana che lavora nel negozio del marito non si comporta come semplice commessa , Intuisce che tra lei e il marito ci sono o c'erano stati rapporti ben diversi di quelli più semplici da dipendente a datore di lavoro. Intima a Pippo Ricciardi
di cacciarla . Lui gli offre dei soldi ed è costretto ad eseguire gli ordini della moglie .
Ma Rita Fort non è una donna come le altre , il destino con lei era stato crudele fino all'inverosimile era nata in Veneto , da piccola aveva visto il padre morire davanti a lei caduto in un dirupo , un fulmine gli aveva distrutto la casa , il suo amore della vita era morto due giorni prima della data che avevano fissato per il matrimonio .
Aveva sposato per ripiego un conterraneo che presto si era rivelato pazzo e di cui aveva ottenuto l'annullamento del matrimonio , aveva inoltre una malformazione che non le permetteva di avere figli .
Era fuggita a Milano in cerca di fortuna e pensava di averla trovata nel Ricciardi . Rina Fort perde la testa, decide di vendicarsi nel modo più orribile di quell'uomo che fino ad allora l'aveva illusa. Come?
Distruggendogli la famiglia, "cancellando" dalla faccia del mondo ciò che riteneva essere la causa della sua rovina.
Aveva conosciuto una donna decisa e bellissima a Milano , si chiamava Rita Fort . Il Ricciardi non portava la fede e aveva promesso a Rita di sposarla , grazie all'aiuto della donna avevano aperto insieme un negozio di maglieria . La coppia va ad abitare in un piccolo appartamento di via Mauro Macchi, non distante dalla Stazione Centrale. Nel negozio Rita lavora come commessa. In realtà si sente padrona. Un giorno decide di spingere il suo uomo al grande passo: “Viviamo insieme, sposiamoci”. Lui è sfuggente. Messo alle corde confessa la verità: è sposato, in Sicilia ha moglie e due figli più un terzo in arrivo. E c'è di più: i suoi parenti, al paese, non vedono di buon occhio che lui se ne stia da solo in una città come Milano. Gli ordinano, in pratica, di ricongiungersi alla famiglia. Cosa che succede ben presto. Caterina si vede crollare il mondo addosso. Ma il Ricciardi le promette di ignorare la moglie e di stare solo con lei.
Ovviamente non è vero anzi la moglie "sale" a Milano .
Appena arrivata , Franca Pappalardo capisce che quella friulana che lavora nel negozio del marito non si comporta come semplice commessa , Intuisce che tra lei e il marito ci sono o c'erano stati rapporti ben diversi di quelli più semplici da dipendente a datore di lavoro. Intima a Pippo Ricciardi
di cacciarla . Lui gli offre dei soldi ed è costretto ad eseguire gli ordini della moglie .
Ma Rita Fort non è una donna come le altre , il destino con lei era stato crudele fino all'inverosimile era nata in Veneto , da piccola aveva visto il padre morire davanti a lei caduto in un dirupo , un fulmine gli aveva distrutto la casa , il suo amore della vita era morto due giorni prima della data che avevano fissato per il matrimonio .
Aveva sposato per ripiego un conterraneo che presto si era rivelato pazzo e di cui aveva ottenuto l'annullamento del matrimonio , aveva inoltre una malformazione che non le permetteva di avere figli .
Era fuggita a Milano in cerca di fortuna e pensava di averla trovata nel Ricciardi . Rina Fort perde la testa, decide di vendicarsi nel modo più orribile di quell'uomo che fino ad allora l'aveva illusa. Come?
Distruggendogli la famiglia, "cancellando" dalla faccia del mondo ciò che riteneva essere la causa della sua rovina.
L'occasione per dare sfogo al rancore accumulato arriva il 29 novembre. Sono le 7 di sera. Piove. Milano è appiattita dal grigio invernale. Giuseppe Ricciardi è fuori città, a Prato per affari. Caterina sale le scale di via San Gregorio, bussa alla porta di Franca Pappalardo.
Cosa succede appena la Fort entra in casa purtroppo non lo saprà mai nessuno. Ma è probabile che le due donne abbiano una violenta discussione. Rina Fort afferra una sbarra di ferro e uccide l'avversaria fracassandole la testa. Poi, colpisce senza pietà anche i tre bambini. Compiuta la strage torna a casa.
A scoprire l'orribile delitto il mattino successivo è Rina Somaschini, una commessa del Ricciardi, salita nell'appartamento per ritirare, come di consueto, le chiavi del negozio. Trova la porta aperta, le luci accese. Appena varcata la soglia lancia un urlo, corre nella guardiola della portineria e sviene.
Accorrono la polizia, il magistrato e un medico legale. Dietro la porta c’è il cadavere di Franca Pappalardo, massacrata con 18 colpi di spranga, accanto a lei il corpo di Giovannino (otto colpi in testa), sei o sette metri più distante, in cucina, quello di Giuseppina per la quale erano stati sufficienti quattro colpi.
Cosa succede appena la Fort entra in casa purtroppo non lo saprà mai nessuno. Ma è probabile che le due donne abbiano una violenta discussione. Rina Fort afferra una sbarra di ferro e uccide l'avversaria fracassandole la testa. Poi, colpisce senza pietà anche i tre bambini. Compiuta la strage torna a casa.
A scoprire l'orribile delitto il mattino successivo è Rina Somaschini, una commessa del Ricciardi, salita nell'appartamento per ritirare, come di consueto, le chiavi del negozio. Trova la porta aperta, le luci accese. Appena varcata la soglia lancia un urlo, corre nella guardiola della portineria e sviene.
Accorrono la polizia, il magistrato e un medico legale. Dietro la porta c’è il cadavere di Franca Pappalardo, massacrata con 18 colpi di spranga, accanto a lei il corpo di Giovannino (otto colpi in testa), sei o sette metri più distante, in cucina, quello di Giuseppina per la quale erano stati sufficienti quattro colpi.
La bimba ha la testa quasi sotto il seggiolone del piccolo Antonio, ucciso con un solo colpo dopo essere stato soffocato con un pannolino infilato in bocca. I giornalisti e fotografi arrivano prima della polizie e spostano i cadaveri e insozzano la scena del crimine .
In prigione finisce , lo stesso Pippo Ricciardi. Qualche giorno dopo la strage era tornato dal suo viaggio d'affari. Mentre entrava nel palazzo il portinaio lo aveva affettuosamente bloccato. “Vada subito all'obitorio. Sa, le hanno ucciso moglie e figli”. Lui non ne sapeva niente, ma la polizia non lo aveva creduto estraneo alla strage. E lo aveva arrestato. Viene assolto in istruttoria, ma fuori da San Vittore lo accoglie un'antipatia dilagante.
Solo la caparbietà del celebre commissario Mario Nardone riesce a sciogliere il muro di silenzi e omissioni della Fort.
Solo la caparbietà del celebre commissario Mario Nardone riesce a sciogliere il muro di silenzi e omissioni della Fort.
La cronaca dell'omicidio fu curata per il corriere della sera da Dino Buzzati, il celebre autore del “Deserto dei tartari” che definì la Fort la belva di via San Gregorio.
Non una belva era Rina ma una donna che aveva osservato tanto da vicino i mostri e le mostruosità da diventarlo pure lei. Fu condannata all'ergastolo nel gennaio del 1950 passò in carcere ventisette anni cucendo vestiti per bambini (quelli che non aveva mai avuto) gli fu concessa la grazia dal Presidente della repubblica Leone nel 1975 .
Rina Fort muore, ormai quasi sconosciuta, il 2 marzo 1988. Viene trovata priva di vita a letto, stroncata da una crisi cardiaca. Il "grande male" evocato da Buzzati se n'era andato in silenzio. Quattro anni prima, a Catania, in solitudine, era scomparso anche Pippo Ricciardi si era risposato ed aveva avuto un altro figlio.
Non una belva era Rina ma una donna che aveva osservato tanto da vicino i mostri e le mostruosità da diventarlo pure lei. Fu condannata all'ergastolo nel gennaio del 1950 passò in carcere ventisette anni cucendo vestiti per bambini (quelli che non aveva mai avuto) gli fu concessa la grazia dal Presidente della repubblica Leone nel 1975 .
Rina Fort muore, ormai quasi sconosciuta, il 2 marzo 1988. Viene trovata priva di vita a letto, stroncata da una crisi cardiaca. Il "grande male" evocato da Buzzati se n'era andato in silenzio. Quattro anni prima, a Catania, in solitudine, era scomparso anche Pippo Ricciardi si era risposato ed aveva avuto un altro figlio.
Fonti : La storia illustrata ; Archivio storico del corriere della sera
Il paradosso del compleanno
Il paradosso del compleanno
Il paradosso del compleanno (o problema del compleanno) è un paradosso di teoria della probabilità definito nel 1939 da Richard Von Mises. Il paradosso afferma che la probabilità che almeno due persone in un gruppo compiano gli anni lo stesso giorno è largamente superiore a quanto potrebbe dire l'intuito: infatti già in un gruppo di 23 persone la probabilità è circa 0,51; con 30 persone essa supera 0,70, con 50 persone tocca addirittura 0,97.
Il modo più semplice per calcolare la probabilità P(p) che ci siano almeno due persone appartenenti ad un gruppo di persone che compiano gli anni lo stesso giorno è calcolare dapprima la probabilità P1(p) che ciò non accada. Il ragionamento è questo: data una qualunque persona del gruppo (indipendentemente dalla data del suo compleanno), vi sono 364 casi su 365 in cui il compleanno di una seconda persona avvenga in un giorno diverso; se si considera una terza persona, ci sono 363 casi su 365 in cui compie gli anni in un giorno diverso dalle prime due persone e via dicendo. Potete fare questo gioco quanto siete in gruppo e sarete sbalorditi come bastino quasi sempre 30 persone per avere successo.
Le probabilità come (forse) non le
abbiamo considerate mai.
Il concetto di probabilità, utilizzato a partire dal XVII secolo, è diventato con il passare del tempo la base di diverse discipline scientifiche, In probabilità si considera un fenomeno osservabile esclusivamente dal punto di vista della possibilità o meno del suo verificarsi, prescindendo dalla sua natura. Tra due estremi, detti evento certo (ad esempio: lanciando un dado a sei facce si ottiene un numero compreso tra 1 e 6) ed evento impossibile (ottenere 1 come somma dal lancio di due dadi), si collocano eventi più o meno probabile.
Ma spesso la logica umana esula da considerazioni di tipo numerico , come chi gioca a superenalotto 1 su 622.614.630 e addirittura di fare il premio superstar 1 su 56.035.316.700 . Molto più probabile morire a causa di un asteroide 1 su 1.500.000.000 .
Uno dei giochi più equi è sicuramente roulette 1 su 38 è la probabilità di vincere puntando su un solo numero.
Niente comunque rispetto a testa o croce 1 su 2 .
Ma anche sulla percezione del pericolo si fanno errori spaventosi la probabilità morire per un attentato terroristico in Italia è 1 su 10.917.000 , ma non si parla d'altro nei mezzi di stampa come se il pericolo fosse immantinente .
Mentre vengono sottovalutati pericoli ben maggiori come
essere colpiti da un fulmine: 1 probabilità su 81.701.
morire in conseguenza di punture di api, vespe o calabroni: 1 probabilità su 62.950.
1 probabilità su 51.199 di restare vittima di una tempesta.
1 probabilità su 6.174 di morire per il gran caldo.
1 probabilità su 5.981 di morire per un colpo d’arma da fuoco accidentale.
1 probabilità su 5.862 di morire in un incidente aereo.
1 probabilità su 4.147 di morire in un incidente con la bicicletta.
1 probabilità su 1.235 di morire in un incendio.
1 probabilità su 1.073 di morire annegati.
1 probabilità su 802 di morire in un incidente di moto.
1 probabilità su 623 di morire investiti da un’auto.
1 probabilità su 300 di finire ucciso da un colpo di arma da fuoco.
1 probabilità su 272 di essere tra i passeggeri in un incidente stradale mortale.
1 probabilità su 184 di morire a causa di una caduta.
1 probabilità su 139 di morire per un avvelenamento accidentale.
1 probabilità su 115 di morire a causa di una ferita auto-inflitta.
1 probabilità su 85 di morire al volante di un’auto per un incidente stradale.
1 probabilità su 28 di morire per infarto.
1 probabilità su 7 di morire per un tumore.
1 probabilità su 6 di morire per una malattia cardiaca.
Se i telegiornali e la stampa ragionassero in termini probabilistici avremmo sicuramente una visione più valida della realtà , anche se la fisica quantistica ci insegna come la realtà non è altro che un sottile gioco di probabilità.
martedì 7 marzo 2017
Articoli febbraio 2017
La scienza delle bolle di sapone.
L'acqua, come qualunque altra cosa, è formata da tante piccolissime particelle. Queste stanno insieme attraendosi a vicenda per mezzo di speciali forze: queste forze sono più attive in superficie (cioè al confine acqua-aria) e spingono le particelle verso l’interno del liquido (tensione superficiale). Un concetto comune ma errato è che il sapone aumenti la tensione superficiale dell'acqua. È vero il contrario, cioè il sapone decrementa la tensione superficiale dell'acqua in superficie approssimativamente a 1/3. Il sapone non rinforza le bolle ma le stabilizza grazie ad un fenomeno conosciuto come effetto Marangoni. Quando il film superficiale della bolla si va allungando e assottigliando (ad esempio quando una bolla si gonfia), la concentrazione di sapone nel film diminuisce e ciò causa un aumento della tensione superficiale. Così il sapone va a rinforzare le parti più deboli della bolla e tende a non farla ingrandire ulteriormente. Il sapone inoltre riduce l'evaporazione permettendo alla bolla di durare più a lungo, sebbene questo effetto sia relativamente scarso. La forma sferica è anch'essa dovuta alla tensione superficiale. La tensione superficiale porta alla formazione di una sfera perché questa possiede la minima superficie per un dato volume. Una volta creata,la bolla si comporta come un palloncino elastico, leggerissimo, che contiene un po’ d’aria e può volare spinto dal vento. Le bolle scoppiano perchè l’acqua contenuta nella pellicola che forma la bolla tende ad evaporare e così le pareti si assottigliano e non tengono più. E anche perché l’acqua scende verso il basso per il suo peso, indebolendo la parte superiore della bolla che presto si buca. Di solito alla mistura allo scopo di ridurre l'evaporazione vengono aggiunti glicerina e miele .
Attenti al LUPO..... siculo.
I lupi siciliani erano piccoli, appena più alti e lunghi di un labrador, circa come un piccolo pastore tedesco; con un ‘altezza alla spalla tra i 45 e 65 cm e con una lunghezza del corpo intorno al metro (93-125cm). Si pensi che un tipico lupo europeo è invece alto al garrese almeno 70-80 cm e lungo circa un metro e mezzo. Loro caratteri tipici erano la coda breve, lunga appena 20c m, invece dei 40 cm del lupo europeo; ed i diversi colori della pelliccia, come il margine esterno nero delle orecchie, la punta nera della coda ed una stretta zona scura sulle zampe anteriori.L’estinzione in Sicilia avviene alla fine degli anni ’30. Intorno al 1934 sembra sia stato abbattuto l’ultimo esemplare nel Bosco di Ficuzza; anche se nel 1936 si ha notizia di un’uccisione a Bellolampo (Palermo). Ancora nel 1935, esisteva nei bilanci comunali traccia di una taglia di £ 20 (circa 29 € attuali) per l’uccisione di un lupo.
Nel 1973 un articolo apparso su “La Sicilia” descriveva uno strano caso di lupo mannaro che faceva sentire la sua presenza ululando nelle notti di luna piena nella zona di via Eleonora D'Angiò a Catania .
Il Lupinaro siciliano , aveva alcune caratteristiche peculiari , oltre al solito pelo irsuto e gli artigli che crescevano nelle notti di luna piena e la ferocia tipica dei lupi mannari di ogni latitudine aveva un limite invalicabile , non riusciva a fare le scale , bastava fare tre scalini per mettersi in salvo .
Inoltre era un fenomeno reversibile si doveva incidere con un bisturi d'argento la fronte del mostro con la croce e la guarigione era immediata , il guarito diventava fedele al guaritore come un cane per tutta la vita.
Molte sono le leggende e i timori legati a questo canide nell'immaginario siciliano e ancora oggi tanti sono i luoghi che portano il nome dell'estinta bestia.
La più inquietante storia è narrata da Giacinto Maria Farina un frate Cappuccino vissuto alla fine del 19° secolo, descrive la presenza alla fine del XVII secolo nella zona di Palazzolo Acreide di un lupo di dimensioni smisurate che sgozzava infanti e picciotti , per tre anni , resistendo anche a numerose scopettate subite e che dopo tre anni di caccia svanì nel nulla.
Visto le dimensioni del lupo siculo anche il più grosso non avrebbe mai potuto rispondere alla descrizione , inoltre i lupi vivono solitamente in branco , molto probabilmente si trattava di un essere umano , animale notoriamente più pericoloso di qualunque lupo.
Ma quanti sono i pianeti ?
Un pianeta extrasolare o esopianeta è un pianeta non appartenente al sistema solare, orbitante cioè attorno a una stella diversa dal Sole.
Al 22 febbraio 2017 con le ultime novità della N.A.S.A: risultano conosciuti 3583 pianeti extrasolari in 2688 sistemi planetari diversi (di cui 603 multipli), inoltre 2410 è il numero di pianeti candidati e altri 211 possibili pianeti sono in attesa di conferma o controversi.
Ma come si individua un esopianeta , visto che non brilla di luce propria ?
Le tecniche finora utilizzate sono 6
1) Astrometria: L'astrometria consiste nella misurazione precisa della posizione di una stella nel cielo e nell'osservare in che modo questa posizione cambia nell'arco del tempo. Se la stella ha un pianeta, allora l'influenza gravitazionale del pianeta stesso causerà alla stella un leggero movimento circolare o un'orbita ellittica attorno a un comune centro di massa.
2) Velocità radiali:
Questo metodo è conosciuto anche col nome di metodo Doppler. Le variazioni nella velocità con cui la stella si avvicina o si allontana dalla Terra — questa velocità è definita appunto come velocità radiale della stella rispetto alla Terra — possono far dedurre la presenza di un pianeta, a causa di sbilanciamenti della linea spettrale della stella, in accordo con l'effetto Doppler. Col passare del tempo, questa è diventata la tecnica più produttiva usata dai "cacciatori di pianeti". Con questo metodo si possono determinare la massa e il peso di un pianeta extrasolare.
3 ) Variazioni degli intervalli di emissioni di una Pulsar:
Una pulsar (il residuo piccolo e ultradenso di una stella che è esplosa in una supernova), ruotando, emette onde radio a intervalli estremamente regolari. Leggere anomalie negli intervalli delle emissioni possono essere usate per tracciare cambiamenti nel moto della pulsar, causati dalla presenza di uno o più pianeti.
4) Metodo del transito:
Se un pianeta attraversa (o transita) di fronte alla propria stella, allora è osservabile una riduzione della luminosità della stella eclissata. L'ammontare della variazione dipende dalla dimensione del pianeta e della stella stessa. I pianeti extrasolari si distinguono dalle stelle variabili a eclisse dal fatto che nella curva di luce dei primi c'è un'unica variazione, nelle seconde invece le variazioni sono due. Con questo metodo si possono determinare le dimensioni del pianeta extrasolare.
5) Microlente gravitazionale:
L'effetto della lente gravitazionale avviene quando i campi gravitazionali di due corpi celesti cooperano per focalizzare la luce di una stella lontana. Se il primo corpo celeste (quello più vicino all'osservatore) è un pianeta, ciò sta a significare che possiede un campo gravitazionale tale da contribuire in modo importante all'effetto della microlente gravitazionale.
6) Dischi circumstellari e protoplanetari:
Le nubi di polveri circondano molte stelle, ed esse possono essere individuate poiché in grado di assorbire la luce stellare e riemetterla sotto forma di radiazione infrarossa. Analizzando attentamente le nubi di polveri, è possibile individuare elementi che suggeriscono la presenza di pianeti e/o protopianeti.
Al LUDUM abbiamo realizzato una serie di exibit didattici che ci aiutano meglio a capire come si fa, venite a vederli .
Fonte wikipedia- ; Catalogo LUDUM di Daniele Abate
Al 22 febbraio 2017 con le ultime novità della N.A.S.A: risultano conosciuti 3583 pianeti extrasolari in 2688 sistemi planetari diversi (di cui 603 multipli), inoltre 2410 è il numero di pianeti candidati e altri 211 possibili pianeti sono in attesa di conferma o controversi.
Ma come si individua un esopianeta , visto che non brilla di luce propria ?
Le tecniche finora utilizzate sono 6
1) Astrometria: L'astrometria consiste nella misurazione precisa della posizione di una stella nel cielo e nell'osservare in che modo questa posizione cambia nell'arco del tempo. Se la stella ha un pianeta, allora l'influenza gravitazionale del pianeta stesso causerà alla stella un leggero movimento circolare o un'orbita ellittica attorno a un comune centro di massa.
2) Velocità radiali:
Questo metodo è conosciuto anche col nome di metodo Doppler. Le variazioni nella velocità con cui la stella si avvicina o si allontana dalla Terra — questa velocità è definita appunto come velocità radiale della stella rispetto alla Terra — possono far dedurre la presenza di un pianeta, a causa di sbilanciamenti della linea spettrale della stella, in accordo con l'effetto Doppler. Col passare del tempo, questa è diventata la tecnica più produttiva usata dai "cacciatori di pianeti". Con questo metodo si possono determinare la massa e il peso di un pianeta extrasolare.
3 ) Variazioni degli intervalli di emissioni di una Pulsar:
Una pulsar (il residuo piccolo e ultradenso di una stella che è esplosa in una supernova), ruotando, emette onde radio a intervalli estremamente regolari. Leggere anomalie negli intervalli delle emissioni possono essere usate per tracciare cambiamenti nel moto della pulsar, causati dalla presenza di uno o più pianeti.
4) Metodo del transito:
Se un pianeta attraversa (o transita) di fronte alla propria stella, allora è osservabile una riduzione della luminosità della stella eclissata. L'ammontare della variazione dipende dalla dimensione del pianeta e della stella stessa. I pianeti extrasolari si distinguono dalle stelle variabili a eclisse dal fatto che nella curva di luce dei primi c'è un'unica variazione, nelle seconde invece le variazioni sono due. Con questo metodo si possono determinare le dimensioni del pianeta extrasolare.
5) Microlente gravitazionale:
L'effetto della lente gravitazionale avviene quando i campi gravitazionali di due corpi celesti cooperano per focalizzare la luce di una stella lontana. Se il primo corpo celeste (quello più vicino all'osservatore) è un pianeta, ciò sta a significare che possiede un campo gravitazionale tale da contribuire in modo importante all'effetto della microlente gravitazionale.
6) Dischi circumstellari e protoplanetari:
Le nubi di polveri circondano molte stelle, ed esse possono essere individuate poiché in grado di assorbire la luce stellare e riemetterla sotto forma di radiazione infrarossa. Analizzando attentamente le nubi di polveri, è possibile individuare elementi che suggeriscono la presenza di pianeti e/o protopianeti.
Al LUDUM abbiamo realizzato una serie di exibit didattici che ci aiutano meglio a capire come si fa, venite a vederli .
Fonte wikipedia- ; Catalogo LUDUM di Daniele Abate
Inquinamento luminoso
La Sicilia insieme alla Calabria non ha una regolamentazione sull'inquinamento luminoso. Approfittiamo di “Illumino di meno “ per far partire una campagna volta a far capire agli amministratori che regolamentare l'illuminazione è molto importante.
L'inquinamento luminoso viene spesso sottovalutato ma anch'esso provoca danneggiamenti all'ambiente.Tra i danni ambientali si possono elencare: difficoltà o perdita di orientamento negli animali (uccelli migratori, tartarughe marine, falene notturne), alterazione del fotoperiodo in alcune piante, alterazione dei ritmi circadiani nelle piante, animali ed uomo (ad esempio la produzione della melatonina viene bloccata già con bassissimi livelli di luce). Recentemente (2001) è stato scoperto un nuovo fotorecettore che non contribuisce al meccanismo della visione, ma regola il nostro orologio biologico. Il picco di sensibilità di questo sensore è nella parte blu dello spettro visibile. Per questo le lampade con una forte componente di questo colore (come i LED) sono quelle che possono alterare maggiormente i nostri ritmi di vita. Le lampade che fanno meno danno da questo punto di vista sono quelle al sodio ad alta pressione e, ancora meno dannose, quelle a bassa pressione.
Il danno culturale principale è dovuto alla sparizione del cielo stellato dai paesi più inquinati, cielo stellato che è stato da sempre fonte di ispirazione per la religione, la filosofia, la scienza e la cultura in genere.
La scienza più danneggiata dalla sparizione del cielo stellato è l'astronomia sia amatoriale che professionale; un cielo troppo luminoso infatti limita fortemente l'efficienza dei telescopi ottici che devono sempre più spesso essere posizionati lontano da questa forma di inquinamento.
Il danno economico è dovuto principalmente allo spreco di energia elettrica impiegata per illuminare inutilmente zone che non andrebbero illuminate, come la volta celeste, le facciate degli edifici privati, i prati e i campi a lato delle strade o al centro delle rotatorie. Anche per questo motivo uno dei temi trainanti della lotta all'inquinamento luminoso è quello del risparmio energetico. La spesa energetica annua per illuminare l'ambiente notturno è dell'ordine del miliardo di euro, non contando le spese di manutenzione degli apparecchi, sostituzione delle lampade, installazione di nuovi impianti.
Federico II , Fibonacci e un
castello ottagonale.
Leonardo Fibonacci detto Leonardo Pisano, matematico italiano (Pisa 1170-1240), figlio di Guglielmo Bonacci, nacque a Pisa intorno al 1170. Suo padre era segretario della Repubblica di Pisa e responsabile a partire dal 1192 del commercio pisano presso la colonia di Bugia, in Algeria, ove i Pisani intrattenevano fiorenti traffici commerciali. Alcuni anni dopo il 1192, Bonacci portò suo figlio con lui a Bugia.
Il padre voleva che Leonardo divenisse un mercante e così provvedette alla sua istruzione nelle tecniche del calcolo, specialmente quelle che riguardavano le cifre indo-arabiche, che non erano ancora state introdotte in Europa. In seguito Bonacci si assicurò l'aiuto di suo figlio per portare avanti il commercio della repubblica pisana e lo mandò in viaggio in Egitto, Siria, Grecia, Sicilia e Provenza. Leonardo colse l'opportunità offertagli dai suoi viaggi all'estero per studiare e imparare le tecniche matematiche impiegate in queste regioni. Utilizzò queste esperienze per migliorare le tecniche del calcolo commerciale che già conosceva e per estendere le ricerche dei matematici classici, tra i quali i greci Diofanto ed Euclide. Intorno al 1200, Fibonacci tornò a Pisa dove per i seguenti 25 anni lavorò alle sue personali composizioni matematiche. Si devono a Fibonacci l'introduzione dei numeri arabi e dello “zero” in occidente nonché la famosa serie numerica (di cui parleremo in un altro post a breve) che porta il suo nome.
Indubbiamente il Fibonacci fu il primo algebrista cristiano, il più grande matematico del medioevo, il maggior genio scientifico del XIII secolo in Italia. Egli ebbe in Federico II (cui dedicò il "Liber quadratorum") un protettore capace di comprendere le sue ricerche scientifiche e di apprezzarne il valore.
Federico II durante il suo soggiorno a Pisa probabilmente 1226 presenziò alle gare matematiche tra Leonardo e altri matematici, in quell'occasione gli sottopose, tramite il filosofo di corte maestro Giovanni da Palermo, una serie di quesiti, avendo come risposta alcuni interessanti corollari intorno alla teoria delle frazioni. Secondo molte fonti il progetto del castel del monte fu un dono di quest'uomo tanto ricercato per progettare il suo castello; l’unico che poteva creare una figura geometrica così perfetta,l’unico in grado di realizzare dopo innumerevoli calcoli matematici quell’opera così complessa che esprimeva la volontà di colui che si imponeva come il più colto degli imperatori medievali,che esprimeva la volontà di colui che fece dell’ingegno e del sapere le basi su cui fondò il suo regno.
Il padre voleva che Leonardo divenisse un mercante e così provvedette alla sua istruzione nelle tecniche del calcolo, specialmente quelle che riguardavano le cifre indo-arabiche, che non erano ancora state introdotte in Europa. In seguito Bonacci si assicurò l'aiuto di suo figlio per portare avanti il commercio della repubblica pisana e lo mandò in viaggio in Egitto, Siria, Grecia, Sicilia e Provenza. Leonardo colse l'opportunità offertagli dai suoi viaggi all'estero per studiare e imparare le tecniche matematiche impiegate in queste regioni. Utilizzò queste esperienze per migliorare le tecniche del calcolo commerciale che già conosceva e per estendere le ricerche dei matematici classici, tra i quali i greci Diofanto ed Euclide. Intorno al 1200, Fibonacci tornò a Pisa dove per i seguenti 25 anni lavorò alle sue personali composizioni matematiche. Si devono a Fibonacci l'introduzione dei numeri arabi e dello “zero” in occidente nonché la famosa serie numerica (di cui parleremo in un altro post a breve) che porta il suo nome.
Indubbiamente il Fibonacci fu il primo algebrista cristiano, il più grande matematico del medioevo, il maggior genio scientifico del XIII secolo in Italia. Egli ebbe in Federico II (cui dedicò il "Liber quadratorum") un protettore capace di comprendere le sue ricerche scientifiche e di apprezzarne il valore.
Federico II durante il suo soggiorno a Pisa probabilmente 1226 presenziò alle gare matematiche tra Leonardo e altri matematici, in quell'occasione gli sottopose, tramite il filosofo di corte maestro Giovanni da Palermo, una serie di quesiti, avendo come risposta alcuni interessanti corollari intorno alla teoria delle frazioni. Secondo molte fonti il progetto del castel del monte fu un dono di quest'uomo tanto ricercato per progettare il suo castello; l’unico che poteva creare una figura geometrica così perfetta,l’unico in grado di realizzare dopo innumerevoli calcoli matematici quell’opera così complessa che esprimeva la volontà di colui che si imponeva come il più colto degli imperatori medievali,che esprimeva la volontà di colui che fece dell’ingegno e del sapere le basi su cui fondò il suo regno.
Il segreto di Archimede
Il 29 ottobre del 1998, il "New York Times" riportava in prima pagina la notizia della vendita all'asta, da Christie's, di un libro di preghiere medioevale. Poco dopo ci si accorse che sotto i versi sacri si celava il più antico manoscritto di Archimede di Siracusa, il testo nel quale il grande matematico dell'antichità aveva concentrato, in parole e in diagrammi, tutta la sua conoscenza. Del documento si ebbero le prime tracce nel 1906 , quando fu rinvenuto nelle millenarie sale di una biblioteca di un monastero a Istanbul per poi ricomparire a Parigi nel 1990 , ancora più misterioso è l'acquirente rimasto anonimo con lo pseudonimo di “Mister B” che sborsò la bellezza di 2 milioni di dollari . Il documento originale era stato raschiato da una pergamena per inciderci sopra una preghiera , ma le tracce dello scritto precedente (i greci usavano pittura a base di ferro) rendevano inequivocabile ai raggi x . la scrittura del più grande scienziato dell'antichità . Il testo denominato “ palinsesto di Archimede “ tratta tra l'altro di come il matematico siracusano , utilizzando un gioco greco. lo stomachion (in vendita allo shop del LUDUM) formato da 14 pezzi , che potevano essere combinati per creare forme di animali o geometriche . Il grande scienziato si proponeva di calcolare quante erano le combinazioni che assemblate davano la forma di un quadrato .È un difficile problema nel quale gli aspetti combinatori s'intrecciano con quelli geometrici. Solo nel 2003 si è giunti a soluzione grazie al matematico statunitense Bill Cutler che è di 536
5 curiosità sull'accoppiamento umano
Nonostante questo però, il vostro pene si può rompere ugualmente!
2) Il pene ha la forma di un boomerang . Anche se gli uomini non lo notano, il pene ha la forma di un boomerang. Infatti la radice del pene, che non si vede poiché nascosta dentro il bacino, è collegata all'osso pubico in maniera tale da ricordare un boomerang.
Uno degli interventi di allungamento del pene consiste nel tagliare il legamento che collega la radice del pene all'interno del bacino.
3) Quanti sono gli spermatozoi?
In una eiaculazione vi sono circa 50 milioni di spermatozoi, ma sappiate che il numero di questi varia da uomo a uomo. Infatti vi sono alcuni uomini che possono eiaculare fino a ben 600 milioni di spermatozoi!
4) L'accoppiamento umano utilizza prevalentemente la forza di attrito per stimolare gli apparati sessuali sia maschili che femminili . L'attrito è una forza che si sviluppa quando due superfici sfregano una sull'altra. Da questo movimento si genera una forza: parte di questa energia meccanica che nasce dall'atto sessuale è sprecata in calore che non si può più recuperare e che invade l'aria che ci circonda riscaldando l'ambiente.
5) Il consumo energetico durante l'attività sessuale è di circa 85 kCal o 3,6 kCal/min”. In particolare, durante un rapporto sessuale un uomo brucia in media 4,2 kCal al minuto . Una donna ne brucia invece 3,1 al minuto , quindi si dimagrisce .
La fisica di Carmen Consoli
Mille violini suonati dal vento nella canzone “Ultimo bacio” , ma come funziona un violino e che rumore fanno mille violini ?
Le corde sollecitate dall'archetto sono caratterizzate da due semplici aspetti fisici. Il primo è che l'attrito « radente » è minore dell'attrito « statico » e che il passaggio dall'uno all'altro è quasi discontinuamente brusco. Il secondo è che una corda flessibile in tensione può vibrare in modi diversi, cioè tutta insieme o dividendosi in parti di uguale lunghezza, divise da punti che non vibrano e che si chiamano «nodi ». Sulla corda possono coesistere una moltitudine di armoniche a seconda delle caratteristiche dell'attrito. Un violino emette suoni con un intensità dai 55 ai 95 decibel . La soglia del dolore viene generalmente fissata a 120 dB. Poiché per ogni 10 dB di aumento l'intensità sonora aumenta di 10 volte, per passare da 50 dB a 120 dB l'intensità deve aumentare di 10^7 volte, quindi occorrono 100.000.000 violini per impazzire . Ne consegue che mille violini sono tollerati bene dall'orecchio umano. Nella canzone “Guarda l'alba” la cantantessa scrive “tutto inizia ,invecchia , cambia ,forma “ Ma Che cos’è l’invecchiamento? Questa è una domanda fondamentale che può avere risposte sia semplici che complesse. L'invecchiamento umano è considerato un fenomeno ineluttabile, scandito da una progressione lineare. Con il passare degli anni i danni alle strutture genetiche si accumulano e, mano a mano, ricevono una riparazione parziale o difettosa.
Ad oggi grazie un ampio corredo farmacologico che mira a ridurre la pressione arteriosa, a migliorare le funzioni contrattili del cuore, l’efficienza dei polmoni, della prostata, dell’intestino e così via, in un ampio tentativo di modificazione delle funzioni e soppressione dei sintomi in modo che l’anziano possa “tirare avanti” senza gravi problemi. In fisica il decadimento il cambiamento ha un nome ENTROPIA , la natura tende spontaneamente al disordine e l’entropia è proprio una misura del disordine. Se rovesciamo su di un tavolo le tessere di un puzzle, anche precedentemente composto, è molto difficile, che il puzzle risulti casualmente formato, tanto difficile che lo riteniamo impossibile. Il disordine è più probabile dell’ordine, perciò il passaggio da ordine a disordine costituisce la tendenza spontanea di ogni fenomeno. L’ENTROPIA è appunto la grandezza scelta per fornire una misura del disordine, anche se in modo non semplice ed immediato. Dire che l’entropia aumenta significa dire muoversi verso stati fisici più probabili e quindi più disordinati e, quindi infine, con una minore quantità di energia utilizzabile.
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