domenica 20 novembre 2016

Classifica licei scientifici

La classifica dei licei scientifici della Sicilia sud orientale.
Tra poco le famiglie dovranno scegliere quale percorso scolastico fare fare ai ragazzi delle medie e in quale liceo iscrivere i propri ragazzi , anche quest'anno forniamo un utile strumento . La graduatoria stilata in base ai voti conseguiti il primo anno di università dagli studenti provenienti dai licei scientifici della Sicilia sud orientale , unico elemento che ci è sembrato rilevante . I dati sono ottenuti da una attenta analisi delle statistiche fornite dalla fondazione Agnelli.
Al primo posto a sorpresa l'istituto Pietro Farinato di Enna ,cede la vetta ma mantiene un elevato standard l'Istituto Galilei-Campailla di Modica, seguito dall'istituto Orso Maria Corvino di Siracusa. Il primo istituto della provincia di Catania è Il Giovanni Verga di Adrano seguito dal primo della città etnea il Principe Umberto . Trovate la graduatoria completa qui sotto.

Classifica redatta su dati forniti dalla fondazione Agnelli

lunedì 2 maggio 2016

Storie di scienziati siciliani

La scienza deve molto alla Sicilia , tante sono le menti particolari e uniche partorite da questa terra piena di risorse e asprezze , raccontiamo le storie di alcuni tra i meno conosciuti ma non per questo poco importanti tra le menti partorite dall'isola .

Antonino Sciascia
 Antonino Sciascia nacque a Canicattì (in provincia di Agrigento) il 19 novembre 1839 dal matrimonio tra un piccolo proprietario terriero, Angelo Sciascia, ed Epifania Sfalanga.
Riguardo alla formazione scolastica di Sciascia, si sa che frequentò la scuola primaria pubblica di Canicattì. Terminato questo periodo, proseguì gli studi, probabilmente presso un liceo di Girgenti o di Caltanissetta, conseguendo, successivamente, la laurea in Medicina presso l'Università di Palermo il 19 luglio 1860. Dopo la laurea, Sciascia cominciò a esercitare la professione di medico, continuando gli studi per conseguire la laurea in Chirurgia, ottenuta, sempre a Palermo, il 5 luglio 1869
Dedicò buona parte della sua vita a studiare e perfezionare un suo metodo di cura, che volle chiamare: fototerapia.
Per realizzare la sua intuizione mise a punto un apparecchio: il fotocauterio, in grado di selezionare e concentrare l’energia luminosa, in modo tale da poter utilizzare le proprietà curative della luce su molte patologie.
Con questo apparecchio Sciascia riuscì a dare una valida risposta al lupus vulgaris, ad alcune forme di tubercolosi e ad altre malattie allora incurabili.
Sciascia brevettò il suo apparecchio nel 1894 in Italia, Francia, Inghilterra e forse negli Stati Uniti d’America. Nel 1892 a Palermo e nel 1894 a Roma, Sciascia annunciò la sua scoperta, ma nessuno nel mondo accademico italiano prese sul serio la sua comunicazione, con il risultato che circa dieci anni dopo, un medico danese, Niels Ryeberg Finsen, si vide attribuire nel 1903 il premio Nobel per la medicina per la medesima scoperta fatta da Sciascia in precedenza , probabilmente il più grave caso di falsa attribuzione nella storia del premio svedese,si dice che il forte accento siciliano unito ad una forma di pregiudizio razziale abbia spinto gli astanti ad ignorare la presentazione dello Sciascia preferendogli il pranzo preparato in albergo.
In seguito alla morte del Chirurgo Condotto del Comune di Canicattì, egli fu nominato sostituto. Successivamente fu eletto consigliere comunale, mentre nel 1909 arrivò la nomina a Cavaliere e, un anno dopo, quella a Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia. Visse per parecchi anni con la sorella fino alla morte di questa. Nel 1918, all'età di settantanove anni, Sciascia sposò un'anziana vicina di casa, Isabella Macaluso, che gli rimase accanto fino alla morte, avvenuta il 12 aprile 1925


MOLETI (Moleto, Moletti, Molati, Moleta), Giuseppe. – Nacque a Messina nel 1531 da Filippo, membro di un ramo cadetto decaduto di una famiglia di alto lignaggio già trasferitasi a Seminara (nei pressi di Reggio Calabria).
La raccolta di tavole astronomiche di Moleto
Compì gli studi di matematica a Messina presso il collegio della Compagnia di Gesù, recentemente inaugurato, dove fu allievo di Francesco Maurolico. Lasciò presto la Sicilia, a causa delle scarse possibilità di impiego per un matematico laico, pur dotato come lui, o forse per frequentare l’Università, assente a Messina. In una data precedente al 1560, si recò una prima volta a Padova. Dopo esssersi trasferito per un breve periodo a Verona nel 1563 iniziò la pubblicazione della raccolta di Efemeridi (tavole astronomiche) in lingua volgare, compilate a sua cura e continuate fino al 1580 .
La sua cultura poliedrica, e l'integrità dei suoi costumi oltre che la affabilità del tratto, rendevano particolarmente gradevole e ricercata la sua compagnia nelle corti italiane del 500, solo la salute cagionevole poneva limiti all'attività del Moleti. Si occupò dell'istruzione del principe Vincenzo Gonzaga e fu invitato dalla repubblica di Venezia con lauto compenso che ai giorni nostri sembra fantascienza e tradotto in Euro attuali supererebbe il milione, a coprire il ruolo di docente della cattedra di Matematica dell'università di Padova. Fu incaricato dal Papa Gregorio XIII e dalla Serenissima a fornire consulenza scientifica alla redazione del nuovo calendario (che è quello che adottiamo oggigiorno) e si devono al messinese le innovazioni relative all'equinozio e la redazione delle tabelle compensative  che portarono all'anno bisestile. Ebbe una importante corrispondenza con Galileo Galilei probabilmente e grazie alla sua intercessione,  il pisano ebbe incarichi di lettore di matematica presso l'università di Padova. Lo stesso Galilei succedette al Moleti alla sua morte come docente di matematica a Padova. Recentemente è stata ritrovata una lettera di “raccomandazione” del Moleti che lodando Galilei diceva espressamente “buono et esercitato geometra”. Lo scienziato siciliano si occupò tra i primi di divulgazione scientifica al popolo e si devono a lui alcuni esperimenti esemplificativi come la caduta dei gravi dalla torre, poi erroneamente attribuita a Galilei. Morì il 25 marzo1588 e  fu sepolto a Padova, nella chiesa di San Francesco, nei pressi dell'Università, ove aveva per lunghi anni dedicato la sua operosa vita all'insegnamento. Non esiste nè una lapide nè altro nella sua città natale Messina che pare avere ignorato uno dei suoi cittadini più illustri.

 Agatino San Martino Pardo , nacque nel 1773 a Catania figlio secondogenito di una nobile famiglia catanese (il padre era principe dei San Martino Pardo e la madre dei Paternò) casata famosa del celebre gatto Pardo dal 1816 divenne professore di Matematica sublime (antico nome dell'Analisi matematica) nell'Università degli Studi di Catania; qui venne giubilato con la nomina di Professore emerito nel 1841, scrisse molte opere , tra le quali spiccano i "Principi fondamentali delle teorie delle funzioni analitiche di Lagrange". Collaborò con Giuseppe Piazzi (lo scopritore del pianeta nano Cerere) nel calcolare l'orbita delle stesso . Inoltre fu tra i soci più attivi dell'Accademia Gioenia, importante circolo scientifico del capoluogo etneo, e socio corrispondente dell'Accademia dei Georgofili, dell'Accademia Labronica e l'Accademia Reale delle Scienze di Parigi.
Cerere fotografata qualche mese fa con la sua misteriosa macchia lucente al centro

Si interessò anche al progetto del molo del porto di Catania, alla portata dei fiumi e anche alla realizzazione di mulini idraulici da grano. Di indole illuminata fu sostenitore della scuola pubblica, a favore della quale scrisse un discorso al re Ferdinando I delle Due Sicilie. Donò tutti i suoi libri alla biblioteca dell'università, malgrado gli avessero negato una pensione per il lavoro svolto.
Alla sua memoria, tanto di uomo di scienza quanto di persona nota come pia e generosa, i catanesi dedicarono un busto nella villa Bellini, nel viale degli uomini illustri della città, e una scuola tecnica, poi trasformata in scuola media.

Antonino Lo Surdo

Antonino Lo Surdo (Siracusa, 1880 – Roma, 1949) è il fondatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica. Conosceva bene la materia, anche per motivi personali. La sua famiglia era stata completamente distrutta dal terremoto di Messina del 1908, che lui poi aveva a fondo studiato.
Dopo la laurea, dirige a Firenze l’osservatorio di geofisica, diventa professore di fisica superiore a Roma nel 1919. Alla morte di Orso Mario Corbino, nel 1937, diventa direttore dell’Istituto presso cui lavorano Enrico Fermi e i “ragazzi di via Panisperna”. Emilio Segré e Laura Capon, la moglie di Fermi, scriveranno, anni dopo, che – a differenza di Corbino – Lo Surdo è un nemico della “nuova fisica” di Fermi. Di carattere scontroso non capì le potenzialità del gruppo e subì in un impari competizione la genialità di Fermi .
Discusse le sue scoperte sull'effetto di un campo elettrico sullo spettro di emissione di un gas, noto come effetto Stark-Lo Surdo , anche se Strark ha rivendicato la primigenitura di tali scoperte
Molto più valide le sue scoperte in ambito della sismologia, della meteorologia (nefoscopio a prospettiva) e dell'acustica fisiologica (potere localizzatore dell'audizione biauricolare).


Quirino Majorana
 Majorana, Quirino. - Fisico italiano (Catania 1871 - Rieti 1957), fratello di Angelo e Giuseppe, zio di Ettore; direttore dell'Istituto superiore dei telegrafi e telefoni dello stato (1904-14), poi prof. di fisica sperimentale al Politecnico di Torino, e (dal 1921) a Bologna, dove successe ad A. Righi come direttore de ll'Istituto di fisica; membro della Società italiana delle scienze, socio nazionale dei Lincei (1923). Ha compiuto ricerche di fisica sperimentale e di fisica applicata. Conseguì notevoli risultati nel campo delle telecomunicazioni, eseguendo esperienze di radiotelefonia a grande distanza (500 km nel 1907-11) e di telefonia ottica; ideò, con queste esperienze, un microfono basato sulla variazione di resistenza di un filo conduttore sottoposto all'azione delle onde sonore (microfono idraulico di M.).Antenato del telefono.Nel 1933 aprì l'anno accademico dell'Università di Bologna con un discorso intitolato "Nuove ipotesi e fatti nella fisica del Novecento". Perse parte del suo prestigio nel 1951 quando a 78 anni tenne un discorso all'Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna, di cui era membro da trenta anni, in cui confutava la teoria della relatività di Albert Einstein.Morì a Rieti nel 1957.


 Filippo Eredia .Nacque a Catania nel 1877.
La sua carriera di fisico iniziò alla facoltà di Fisica a Catania e ancor prima della laurea, avvenuta nel 1901, divenne assistente all’Osservatorio Astrofisico di Catania, divenendo prima “misuratore della fotografia
Filippo Eredia
stellare” e successivamente “assistente per la fotografia celeste”. Il suo primo lavoro all’Osservatorio riguardò la temperatura di Catania calcolate in base a 82 anni di osservazioni iniziate a casa del vulcanologo Carlo Gemellaro. Entrò all’istituto centrale di Meteorologia di Roma raggiungendo la carica di geofisico capo. Durante gli anni ’30 insegnò meteorologia e oceanografia all’università di Napoli. Fece parte dei più importanti organismi geofisici e metereologici internazionali e fu insegnante all’Accademia Aeronatica. Nel 1951 fu inaugurato la nuova stazione meteo ETNASUD intitolata appunto al fisico Eredia.

giovedì 31 marzo 2016

La scienza dell'horror

Horror dipendenza: quando la paura provoca piacere. 
Perché decidiamo volontariamente di vedere un film che ci terrorizza? Se lo è chiesto la scienza, visto che il comportamento umano dovrebbe avere come inclinazione naturale quella di evitare la sofferenza e perseguire il benessere.
La paura è un’emozione che dovrebbe portare l’uomo ad allontanarsi dal pericolo ai fini della sua stessa sopravvivenza. Eppure quella stessa paura è in grado di divertire e di soddisfare chi rimane attaccato allo schermo mentre segue con passione un film horror. Due sensazioni apparentemente inconciliabili. Eppure così non è, soprattutto per quella paura fabbricata “artificialmente”.
Colpa del particolare funzionamento di alcuni ricettori nel cervello che rendono simile il piacere e la paura. Da un analisi elettroencefalica è praticamente impossibile distinguere se un individuo prova l'una o l'altra. La reazione dei cosidetti neuroni specchio comunque è soggettiva e dunque c’è chi potrebbe non convertire in piacere la paura provata a fronte di una scena particolarmente cruenta e spaventosa.
La paura veniva spesso utilizzata come elemento per porre dei tabù e a protezione delle strutture sociali o imporre comportamenti .
La tradizione siciliana è piena di elementi nati allo scopo, tentando anche di esorcizzare la più grande delle paure, quella della morte .
In Sicilia molto prima dell'americano halloween, esiste un giorno (ognisanti) in cui i morti non sono del tutto morti e lasciano regali ai bambini nascondendoli nella casa. Gli ospiti a loro volta lasciano dolci di fattura antropomorfa per ingraziarsi i defunti. Per la notte i piedi devono essere coperti e nascondere le grattugie perchè i morti magari possono avere l'idea di "grattugiare" i piedi .
La leggenda narra che i morti si risveglino all'ultimo canto del gallo la notte tra l'uno e il due di novembre, si dispongono in fila per due e  vadano a trovare i parenti vivi. Esiste comunque un ordine gerarchico nella processione, i primi, con veste bianca, sono quelli in grazia di Dio, a seguire, con veste nera, sono i dannati e per ultimi, con veste rossa, i morti ammazzati. Per fermare comunque un morto errante può bastare la vista di una croce, ma che peccato non fare arrivare i regali ai bambini!!!!

Per approfondire forse ti potrà interessare il nostro articolo su miti e leggende siciliane

miti e leggende siciliane

lunedì 14 marzo 2016

La primavera risorge la natura , miti e leggende

Quest’anno l’equinozio di primavera, che segna l’inizio della primavera astronomica, cade il 20 marzo alle 05:30 italiane. La parola “equinozio” deriva dal latino “equi” e “nox”, da intendersi come “notte uguale al dì” , definizione puramente teorica in quanto gli effetti della rifrazione atmosferica, e la parallasse solare fanno sì che negli equinozi la lunghezza del giorno ecceda quella della notte di pochi minuti.
Gli equinozi di marzo e settembre sono i due giorni dell’anno nei quali ha inizio la primavera e l’autunno. Come noto, il piano dell’equatore celeste è inclinato di 23 gradi e mezzo sul piano dell’eclittica. Il Sole, nel suo moto annuo apparente lungo l’eclittica, interseca in due punti l’equatore celeste.
Anche se secondo tradizione il 21 marzo era il giorno fissato per l'equinozio ,esso invece

cade spesso il giorno 20 e, a partire dal 2044, saltuariamente anche il 19 marzo. Questo anticipo, oltre che alla precessione equinoziale, è dovuto anche all'organizzazione dei giorni bisestili nel calendario civile, che ha comportato il mantenimento dell'alternanza quadriennale per l'anno 2000 e causato quindi un progressivo spostamento di un giorno di tutti gli avvenimenti celesti, fino al prossimo riallineamento, previsto nell'anno 2100.
Alcune leggende siciliane sono legate alla primavera ed hanno una matrice scientifica estremamente interessante. 
Il Mandorlo
Agrigento è famosa oltre che per i suoi templi per la famosa sagra del mandorlo in fiore , ma una leggenda avvolge questo strano albero che fiorisce prima che ricrescano le foglie.
 
Secondo un’antica leggenda , la fioritura del mandorlo, sarebbe da ricondurre alla storia di Acamante e Fillide.
Fillide, giovane e bellissima principessa Tracia, figlia di Sitone, era innamorata di Acamante, figlio di Teseo e Fedra.
Durante la guerra di Troia, Acamante partì con Diomede, al seguito degli Achei.
Trascorsi dieci lunghi anni, i reduci iniziarono a tornare in patria.
La principessa, non vedendo tra loro Acamante, ritenne che fosse morto e presa dalla disperazione, si tolse la vita.
La dea Atena, impietositasi per questa tragedia, trasformò Fillide in un albero; il Mandorlo.
Ma Acamante, non era morto.
Tornato tardivamente in patria, seppe della morte di Fillide e della sua avvenuta trasformazione in mandorlo.
Acamante non potè fare altro che abbracciare piangendo l’albero nel quale era stata trasformata la sua amata. Fu così, che all’improvviso, i nudi rami del mandorlo si ricoprirono di fiori anzichè di foglie, quasi a voler ricambiare il tenero abbraccio di Acamante.Come vedete sembra il finale di Romeo e Giulietta (forse questa storia ha influito quella scritta da Shakespeare).
In realtà la fioritura anticipata del mandorlo è un pò una scommessa che fa questa pianta , punta ad essere il primo fiore della primavera per avere l'esclusiva delle api , attraverso cui ottiene l'impollinazione . Ma non rischia tutto le foglie saranno comunque al sicuro , quindi se l'anno è freddo le api non impollinano al massimo per quell'anno niente frutti , ma se va bene e le temperature sono elevate allora api in esclusiva e frutti abbondanti. Per favorire l'impollinazione spesso le arnie vengono posizionate nei mandorleti , a volte gli stessi agricoltori suppliscono le api impollinando loro i fiori con appositi pennelli.

Il ratto di Proserpina

 Cerere, sorella di Giove , era la madre della bella Proserpina, amante dei fiori. La leggenda mitologica ricorda che un giorno di primavera il Dio Plutone rimase colpito dalla vista della giovane Proserpina, se ne innamora e la rapisce portandosela negli inferi. Plutone era il più odiato fra gli dei, perché il suo regno era quello delle ombre.Il ratto fu così improvviso che nessuno seppe informare bene la madre della ragazza, Cerere che per tre giorni e tre notti la cercò ininterrottamente  La verità le fu rivelata da Elios, il dio Sole, che le confessò anche il consenso di Giove agli eventi.  Alla fine, Cerere si adirò e cominciò a far soffrire gli uomini provocando siccità, carestie e pestilenze. Gli uomini, privati dell’aiuto della Madre Terra, chiesero aiuto a Giove. Ma Proserpina aveva gustato il melograno, simbolo d'amore, donatole da Plutone e quindi a tuttii gli effetti sua sposa, e non poteva più tornare definitivamente da sua madre. Giove, commosso dal dolore della sorella, risolse il problema decidendo che Proserpina stesse per otto mesi, da gennaio ad agosto, sulla terra assieme alla madre; e per quattro mesi da settembre a dicembre, sotto terra col marito Plutone, creando così l’alternanza di due stagioni nel clima della Sicilia. La leggenda spiega che Proserpina risalga alla terra in primavera per portare all’isola l’abbondanza e per poi scompare ai primi freddi invernali
. In effetti al tempo della Magna grecia il tempo era molto più rigido di quello attuale e viene definito dai climatologi una "Piccola Età Glaciale", con temperature più basse della norma, che perdurarono approssimativamente dal 900 al 300 a.C.
Fu un periodo freddo piuttosto lungo, con avanzata glaciale alpina piuttosto accentuata, ed un clima umido e freddo, con frequenti piene dei fiumi, ed alcuni inverni molto rigidi.
Gli storici romani parlano in modo particolare dell'inverno del 400-399 a.C, quando caddero su Roma sette piedi di neve (almeno 210 cm!) 
In Sicilia dove gli effetti del clima mediterraneo si facevano sentire si avevano inverni freddissimi e sostanzialmente otto mesi di temperatura primaverile , difficilmente si superavano anche nelle estati più calde i 30° centigradi. Siamo lontanissimi dalle torride estati e inverni miti attuali.

martedì 8 marzo 2016

Ludum è...........ma sono passati tre anni !!!!

Il 2013 fu un anno molto particolare il papa si dimise , un meteorite esplose in Russia , fu l'anno delle elezioni politiche più equilibrate della storia Italiana e per la prima volta venne rieletto un presidente della repubblica per il secondo mandato .
Un gruppo di pazzi sognatori pensava che in Sicilia fosse il momento giusto per creare uno Science Center privato senza richiedere  soldi pubblici e senza chiedere favori a politici o a amici degli amici, solo cultura che si autosostiene.
Tre anni sono passati più di 40.000 visitatori sono venuti a trovarci , abbiamo incontrato tantissimi amici interessati alla scienza e abbiamo avviato numerose collaborazioni , la prima tra tutte con il CORE di Enna ma non dimentichiamo il privilegio di presentare progetti insieme al centro siciliano di fisica nucleare e struttura della materia.
Abbiamo avviato una collaborazione con l'UNICEF e il comune di Misterbianco ha dato patrocinio ad iniziative legate alla giornata nazionale per i diritti del bambino, lavoriamo con gli splendidi curatori dell'area junior di Etna comics. Enti pubblici e privati ci hanno fatto qualche donazione di strumentazione dismessa (sempre molto gradita). Non sono mancati i momenti di sconforto e la paura di fallire e chiudere ogno tanto ha aleggiato sopra le nostre teste .
 L'aiutarsi a vicenda e anche il sostegno datoci da tutti i visitatori sono stati sempre la stampella su cui ci siamo aggrappati in questi lunghi , faticosi e meravigliosi tre anni.
Molti chiedono di sapere  quali sono le attività che svolgiamo.
Il nostro Science Center è una delle tante attività svolte dalla cooperativa sociale punto & accapo , lo spazio e la struttura sono di proprietà del comune di Misterbianco e assegnateci dopo una REGOLARE gara di appalto pubblico che ci vede pagare una pigione al propietario comune di Misterbianco.
Il Sindaco di Misterbianco A. Di Guardo all'inaugurazione del LUDUM
Restano a nostro carico la manutenzione e le utenze.
Dentro lo Science Center diverse attività vengono svolte la più importante tra tutte è forse la Casetta di Bea il nostro nido per bimbi dai zero ai trentasei mesi . I nostri b
ambini seguono un percorso pedagogico strudiato dai nostri operatori , dove metodi montessoriani e utilizzo di tecnologie avanzate si sposano con sistemi più tradizionali . Un'altra attività molto importante a cui teniamo molto è quella svolta da Leonardo Ausili , unica ausilioteca della Sicilia dove utenti con fragilità sia psichiche che fisiche possono provare e valutare con i nostri esperti i migliori ausili tecnologici per migliorare la qualità di vita e di apprendimento per utenti disabili , il centro fornisce consulenza anche riguardo agli strumenti compensativi nei disturbi specifici di apprendimento. Il centro è l'unico in Sicilia convenzionato con il servizio sanitario nazionale.
I finanziamenti pubblici che vanno ad altri e che noi sogniamo
Poi ovviamente abbiamo il nostro museo con 400 mq di esposizione e più di 100 esperienze interattive e l'insettario , due sale riservate a convegni o feste , un punto vendita dove trovare gadget scientifici altrimenti introvabili e una sala spettacoli per 50 posti oltre al new entry del planetario.
Ci sosteniamo senza un euro pubblico perchè crediamo che cultura e pratiche di aiuto possano e debbano autosostenersi .
Se un giorno qualche istituzione si accorgerà di noi forse vinceremo anche qualche bando pubblico, in tal caso ve lo faremo sapere ma pensiamo che le nostre aspettative di vita non siano così lunghe.
Nel frattempo non invecchiamo rilanciamo ogno giorno, cresciamo e diventiamo quello che volevamo essere , un posto dove chi vuole fare cultura e divulgazione scientifica si incontra e si autosostiene.
Grazie a tutti voi che ci avete sostenuto e 100 di questi giorni LUDUM


giovedì 3 marzo 2016

La scienza e le leggende siciliane

Forse non ci abbiamo mai fatto caso persi nella nostra vita di cittadini del ventunesimo secolo , ma la Sicilia è uno dei luoghi con più storie e leggende del mondo , vuoi perchè ai tempi degli antichi greci era il luogo esotico per eccellenza , vuoi perchè la varietà della flora e della fauna Siciliana ha da sempre colpito i viaggiatori e gli stessi abitanti dell'isola , ma quasi tutte le leggende hanno una base scientifica che è sempre curioso analizzare vediamo in particolare:

I Ciarauli e il potere di guarire dai morsi di serpente
Si narra che durante le manifestazioni in onore di San Paolo nella città di Solarino (SR) , si aggirassero figure ammantate di mistero e reverenza sacra , uscivano in processione con al collo serpi di tutti i tipi i Ciarauli ,  manipolati dai ciarauli i rettili sembravano innoqui e sottomessi, da tutta l'isola arrivavano devoti per sciogliere un voto e ringraziare il santo per essere guariti da morsi di serpi o ragni. Diventare Ciaraulo era un impegno non indifferente e l'apprendistato iniziava sin dall'infanzia. Il primo parametro per essere un predestinato era nascere tra il 24 e il 25 gennaio (giorno della conversione di San Paolo) , inoltre dovevano avere una escrescenza a forma di ragno sotto la lingua o segni particolare in un braccio. I ciarauli comunicavano le formule e gli scongiuri agli adepti solo la notte di natale e durante l'eucarestia . Venivano chiamati per curare chi veniva morso da rettili o ragni e il loro intervento era quasi sempre efficace per la salvezza della vittima.

In effetti nascere nei giorni che solitamente sono da considerare i più freddi dell'anno nella Sicilia medievale e sopravvivere era già una specie di miracolo , studi affermano che ingerendo quantità di veleno sistematicamente in alcuni casi provoca il rafforzamento del sistema immunitario e rende parzialmente immuni dal morso di specifiche specie di serpi quindi è probabile che i nostri misteriosi guaritori fossero immuni dal morso dei serpenti. Sigmund Freud scrisse "Vale la pena chiedersi cosa si intenda per suggestione", e a distanza di tempo, siamo ancora qui a chiederci se sappiamo davvero di cosa parliamo quando utilizziamo il termine suggestione. La mia idea è che sia un termine utilizzato in maniera vaga, dai contorni incerti” , sicuramente il soggetto sotto la cura dei Ciarauli era oggetto di suggestioni psicologiche atte alla sua guarigione non indifferenti . Gli studi sull'effetto placebo  dimostrano il potere curativo della suggestione , quindi è molto probabile che tra i pazienti ci fosse un'alta percentuale di guarigioni.(in considerazione che difficilmente i morsi dei serpenti nostrani sono mortali), comunque ci sarà un motivo perchè la parola ciauruli è diventata negli anni aggettivo per identificare chi parla a vanvera .


Il lupo e i Licantropi
I lupi siciliani erano piccoli, appena più alti e lunghi di un labrador, circa come un piccolo pastore tedesco; con un ‘altezza alla spalla tra i 45 e 65cm e con una lunghezza del corpo intorno al metro (93-125cm). Si pensi che un tipico lupo europeo è invece alto al garrese almeno 70-80cm e lungo circa un metro e mezzo. Loro caratteri tipici erano la coda breve, lunga appena 20cm, invece dei 40cm del lupo europeo; ed i diversi colori della pelliccia, come il margine esterno nero delle orecchie, la punta nera della coda ed una stretta zona scura sulle zampe anteriori.
L’estinzione in Sicilia avviene alla fine degli anni ’30. Intorno al 1934 sembra sia stato abbattuto l’ultimo esemplare nel Bosco di Ficuzza; anche se nel 1936 si ha notizia di un’uccisione a Bellolampo (Palermo). Ancora nel 1935, esisteva nei bilanci comunali traccia di una taglia di £ 20 (circa 29 € attuali) per l’uccisione di un lupo.
Nel 1973 un articolo apparso su “La Sicilia” descriveva uno strano caso di lupo mannaro che faceva sentire la sua presenza ululando nelle notti di luna piena nella zona di via Eleonora D'Angiò a Catania .
Il Lupinaro siciliano , aveva alcune caratteristiche peculiari , oltre al solito pelo irsuto e gli artigli che crescevano nelle notti di luna piena e la ferocia tipica dei lupi mannari di ogni latitudine aveva un limite invalicabile , non riusciva a fare le scale , bastava fare tre scalini per mettersi in salvo .
Inoltre era un fenomeno reversibile si doveva incidere con un bisturi d'argento la fronte del mostro con la croce e la guarigione era immediata , il guarito diventava fedele al guaritore come un cane per tutta la vita.
Molte sono le leggende e i timori legati a questo canide nell'immaginario siciliano e ancora oggi tanti sono i luoghi che portano il nome dell'estinta bestia.
La più inquietante storia è narrata da Giacinto Maria Farina un frate Cappuccino vissuto alla fine del 19° secolo, descrive la presenza alla fine del XVII secolo nella zona di Palazzolo Acreide di un lupo di dimensioni smisurate che sgozzava infanti e picciotti , per tre anni , resistendo anche a numerose scopettate subite e che dopo tre anni di caccia svanì nel nulla.
Visto le dimensioni del lupo siculo anche il più grosso non avrebbe mai potuto rispondere alla descrizione , inoltre i lupi vivono solitamente in branco , molto probabilmente si trattava di un essere umano , animale notoriamente più pericoloso di qualunque lupo.

Pirandello
Secondo funerale di Pirandello
Il più grande autore teatrale italiano , ha dato tra l'altro vita a sinonimi come pirandelliano espresse la volontà di essere cremato dopo la sua morte<<Morto, non mi si vesta. Mi s’avvolga, nudo, in un lenzuolo. E niente fiori sul letto e nessun cero acceso. III. Carro d’infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m’accompagni, né parenti, né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta. IV. Bruciatemi. E il mio corpo appena arso, sia lasciato disperdere; perché niente, neppure la cenere, vorrei avanzasse di me. Ma se questo non si può fare sia l’urna cineraria portata in Sicilia e murata in qualche rozza pietra nella campagna di Girgenti, dove nacqui ». Nonostante queste furono le sue volontà, ebbe tre funerali e un epilogo .
Il primo funerale degno di un nobel a Roma nel 1936, dopo la morte le sue ceneri vennero custodite per 10 anni nel Verano , circa dieci anni dopo le insistenze del sindaco di Girgenti e pare l'intercessione di Andreotti, convinsero le autorità a trasportare le ceneri del premio Nobel in Sicilia , poste le ceneri in un urna greca del quinto secolo avanti cristo ed imballate in una cassa , si chiese aiuto all'aviazione americana per il trasporto . Visto le disastrose condizioni delle vie di comunicazione italiane del dopo guerra. In fase di rullaggio qualcuno disse ad alta voce che forse lo spirito di Pirandello poteva approfittare del volo per disperdere con una esplosione in aria le proprie ceneri , paura e panico ed annullamento del volo come conseguenza di questa arguta riflessione.

Si decise quindi di viaggiare in treno , durante la notte però la cassa con le ceneri sparì , fu ritrovata solo al mattino quando ci si accorse che alcuni viaggiatori l'avevano usata come tavolino per giocare a tre sette col morto (e che morto).
Finalmente dopo altre traversie arrivò a destinazione , ma il vescovo di Agrigento non volle benedire un'urna pagana si trovò dopo trattative il compromesso di tenere il vaso dentro una bara , fu così che Pirandello ebbe il secondo funerale, che non avrebbe mai voluto.
Le ceneri vennero conservate nella casa natale del drammaturgo per ben 15 anni in attesa che si completasse il monumento progettato apposta per contenerle , solo nel 1962 fu completato, le ceneri dovevano essere travasate in un contenitore di alluminio ed essere tumulate dentro il monumento .
Dopo tutto questo tempo però le ceneri si erano cementificate e solo dopo ore di lavoro di scalpello si riuscì a riversarle nel contenitore , ma questi era troppo piccolo avanzarono ceneri , il delegato comunale ebbe l'idea mettere quelle avanzate in un foglio di giornale avvolto a cono e spargerle in mare , ma non arrivò mai alla costa perchè una folata di vento arrivò prima e distribuì le ceneri nell'aria . Così Pirandello ebbe in parte il funerale che aveva desiderato .

Ma non finisce qui nel 1994 si notò che dentro l'urna greca c'erano ancora ceneri, che lo scalpello non era riuscito a scalfire, si fece un esame del DNA e il risultato fu sorprendente .Le ceneri di Pirandello erano mischiate a quelle di altri uomini e donne , (probabilmente errore fatto nel 1936 all'epoca dei primi funerali) , quindi nella tomba di Pirandello la scienza afferma che c'è Pirandello e non c'è Pirandello . Più pirandelliano di così si muore
L'urna greca che trasportò le contenne le ceneri di Pirandello

martedì 23 febbraio 2016

LO scienziato pazzo , esiste ?

Gli scienziati pazzi esistono ?

Il nostro"scienziato Pazzo"
Lo stereotipo dello scienziato pazzo è diventato un personaggio ormai imprescindibile dell'immaginario popolare. Rappresenta lo scienziato che è privo di moralità perchè immerso nei suoi calcoli e studi, elabora piani che a volte sono solo pacificamente sbadati, altre puramente malvagi che niente hanno a che fare con l'etica corrente o con la morale comune.
Nonostante la sua notevole intelligenza non è in grado di valutare e prevedere gli usi delle proprie invenzioni ne a prendersi cura di se stesso .
Rappresenta la paura dell'ignoto e di come argomenti e tematiche astruse possano avere come conseguenza l'isolamento e l'alienazione, come una vendetta divina nell'essersi arrogato i diritti di conoscere i segreti dell'universo.
Lo stesso Archimede è circondato da una serie di aneddoti atti a stigmatizzare la sua alienazione dal contesto sociale: obbligato dagli amici a lavarsi, la leggenda della sua morte,  vuole che neanche si renda conto dell'invasione romana perso in ragionamenti sul cerchio e che si accorga dei soldati solo quando essi disturbano la sua concentrazione.
Da aggiungere che con l'avvento del cristianesimo la scienza non doveva fare altro che concordare con gli scritti e quindi divenne spesso nascosta e segreta con gli alchimisti , la maggior parte di essi era costituita da praticoni con scarse capacità ,che manipolando vapori tossici come quelli di mercurio spesso perdevano la ragione o comunque davano segni di squilibrio.
Con l'avvento del metodo scientifico e l'illuminismo la figura dello scienziato si confonde con quella di persona irresponsabile che applica metodi o tecniche che non è in grado di padroneggiare, col rischio di provocare danni irreparabili per la collettività.
Nell'ottocento e primi novecento la corrente positivistica spinge a credere più nelle potenzialità della scienza che ad averne paura . Ma le ansie verso lo smuovere segreti oltre natura porta nello stesso periodo alla nascita di quello che è a tutti gli effetti lo scienziato pazzo per definizione Victor Von Frankestein il creatore del famoso mostro (1812) . Nonostante nel romanzo il doctor sia l'eroe positivo , infatti non manca la critica a voler atteggiarsi a Dio e a fare “esperimenti contronatura”.
Gli scienziati pazzi non sono mai donne .
Lo stereotipo dello scienziato che produce esperimenti utilizzando se stesso come cavia è uno dei principali attività dello scienziato pazzo , il capostipite fu certamente “L'uomo invisibile” di H.G. Wells del 1895 , con celebri prosecutori come il dottor Jekyll che si trasforma nel sadico signor Hyde , per finire con lo scienziato capo dei fantastici quattro della marvel Reed Richiards che per un'immotivata fretta di battere i sovietici nella corsa spaziale ruba con gli altri tre un'astronave e , fregandosene bellamente dei sistemi di sicurezza , affronta un viaggio che porterà il quartetto ad avere i fantastici poteri che conosciamo.
Il film del 1927 Metropolis, diretto dal regista espressionista austriaco Fritz Lang, porta nel cinema l'archetipo dello scienziato pazzo con il personaggio di Rotwang, il genio maligno le cui macchine danno vita alla città distopica che dà il titolo alla pellicola. Il laboratorio di Rotwang influenzò molti dei successivi set cinematografici con i suoi archi elettrici, apparati ribollenti e con file bizzarramente complicate di indicatori e manopole che ovviamente nessun vero scienziato impiegherebbe mai.
Dopo il progetto Manhattan e gli orrori della Germania nazista Gli scienziati pazzi ebbero la loro primavera nella cultura popolare diedero luogo ad autentiche paure, che la scienza e la tecnologia fossero fuori controllo.
Resta ormai il fatto che lo stereotipo dello scienziato pazzo sia diventato un elemento continuamente presente nella filmografia L'evoluzione dei tempi rappresenta negli ultimi anni lo scienziato pazzo come un ladro di brevetti , manager di multinazionali pronto a sacrificare vite e principi per denaro (uno Steve Jobs cattivo insomma).
Una recente ricerca su 1000 film horror distribuiti nel Regno Unito tra gli anni trenta e gli anni ottanta rivela che gli scienziati pazzi o le loro creazioni hanno rappresentato il 30% degli antagonisti nei film; la ricerca scientifica ha prodotto il 39% dei "cattivi"; gli scienziati, all'opposto, hanno rappresentato gli eroi solo nell'11% dei casi.
La paura della scienza e di quello che non si può capire resta uno dei capo saldi delle politiche complottistiche e del terrore che sia governi democratici che dittatoriali con modalità diverse perseguono tramite campagne di stampa forvianti .
Basti pensare la campagna sulla pericolosità degli studi effettuati al CERN di Ginevra nel 2010 lanciata dalla Corea del Nord e la campagna sul terrorismo che martella quotidianamente i cittadini italiani presentando come l'evento estremamente possibile , quando gli italiani , morti per terrorismo dal 2001 ad oggi sono solo 45 (quelli morti oggi per raffreddore sono almeno 3 volte di più).
Resta il fatto che alcuni scienziati veramente pazzi sono esistiti facciamo un rapido elenco
Mengele

Josef Mengele : Chiamato l'angelo della morte autore dei più efferati crimini e sperimentazioni su esseri viventi presso il campo di sterminio di Auschwitz , sfuggito al processo di Norimberga trovò rifugio in america latina , morì di cause naturali a 67 , la sua figura ispirò numerosi film di successo come “il maratoneta” e “i ragazzi venuti dal Brasile”

Shirō Ishii : Il peggior scienziato pazzo della storia si ritiene sia stato responsabile della morte di almeno 540.000 persone , era un medico micropatologo che sviluppò una serie di gas mortali che sperimentò durante la l'occupazione giapponese della cina e la seconda guerra mondiale , in Giappone come altri suoi colleghi fu sempre protetto dalle autorità solo nel 2002 un tribunale nipponico ha dato parziale ammissione sulle crudeltà compiute da Ishii.
Shiro Ishii

Edward Teller Durante la seconda guerra mondiale partecipò al Progetto Manhattan per la costruzione della bomba atomica, progetto coordinato dal fisico Robert Oppenheimer di cui Teller divenne in seguito acerrimo oppositore. Insieme con Hermann Arthur Jahn descrisse il fenomeno noto come effetto Jahn-Teller.
È il "padre" della bomba termonucleare, o bomba all'idrogeno, il cui primo esemplare sperimentale fu fatto esplodere il 1º novembre 1952 nell'atollo Eniwetok dell'Oceano Pacifico , fautore della corsa agli armamente e delle “guerre stellari”

Giovanni Aldini :Scienziato Italiano vissuto a cavallo tra il 700 e l'800 esperto in elettricità si esibiva con cadaveri provocandone spasmi muscolari e movimenti, inventò sistemi elettrici di sicurezza Sembrerebbe che Aldini abbia comprato dei giudici per ottenere l'impiccagione di un uomo .
Entrato in possesso del corpo, lo scienziato eseguì un esperimento pubblico utilizzando una grande pila, sconvolgendo i presenti a tal punto da provocare (indirettamente) la morte del suo assistente la notte stessa per infarto, dovuto con ogni probabilità al terrore provocato dall'esperimento (sebbene alcuni pensano che, in assenza di Aldini, il morto avesse ripreso veramente vita, e si fosse mostrato a lui).Grazie ai denari da lui lasciati fu fondata una scuola di scienze naturali a Bologna. Insieme al concittadino Luigi Galvani, fu di grande ispirazione per Mary Shelley nella creazione del libro di Frankenstein.

Esperimento di Aldini






Wernher von Braun : responsabile di circa 40000 morti . Prima e durante la seconda guerra mondiale lavorò allo sviluppo dei razzi in Germania, campo in cui ottenne successi senza precedenti. Fu l'ideatore del disegno e della realizzazione dei razzi V-2 che colpirono Londra nel corso del secondo conflitto mondiale. Dopo la guerra, assieme ad altri scienziati del suo gruppo, si consegnò alle forze statunitensi che, comprendendo il suo elevato talento scientifico, lo impiegarono immediatamente nello sviluppo dell'Operazione Paperclip, di natura segreta. Von Braun lavorò con l'esercito statunitense per venire poi assimilato definitivamente nella NASA.
Negli anni di collaborazione con la NASA, fu direttore del nuovo Marshall Space Flight Center nonché progettista del veicolo di lancio Saturn V, il superpropulsore che portò la missione Apollo sulla luna nel 1969, il vero coronamento di tutta la sua opera scientifica. Come definito dalla NASA, egli è "indubbiamente il più grande scienziato della tecnica missilistica ed aerospaziale della storia" Nel 1975 ricevette la National Medal of Science.

venerdì 5 febbraio 2016

La scienza di Sant'Agata

La festa di Sant'Agata è una delle più importanti dedicate ai santi del globo. Possiamo trarre spunto da questo dato per parlare ancora un po' di scienza .


  1. Le reliquie
    A Catania, le reliquie di Sant'Agata sarebbero il capo, pezzi di varie membra indistinte corrispondenti, a quanto pare, a viscere e, infine, pezzi disseccati del torace
Reliquie di Sant'Agata
accuratamente custoditi dentro il busto reliquiario d‟argento. Rispetto alle reliquie meglio identificabili, esistono l'avambraccio destro con la rispettiva manotutto l'arto inferiore destro con il rispettivo piede e una mammella. Tutte queste reliquie sono site in appositi artistici reliquiari cosi come il celebre velo rossastro custodito in un‟artistica teca. Ma diverse altre chiese vantano parti e frammenti del corpo della santa. Nel 1628 fu realizzato un reliquario per la conservazione della mammella, dell'ulna e del radio di un braccio della martire nella Cappella Regia di Palermo.
Un osso del braccio di Sant'Agata è conservato a Messina, nel monastero del SS. Salvatore.
Una parte dell'osso del braccio di Sant'Agata ad Alì (ME).Un dito di Sant'Agata a Sant'Agata dei Goti (BN), oltre ad un altra mammella che storicamente è venerata a Galatina. In realtà, sono in totale sei le mammelle di sant'Agata venerate in varie chiese della cristianità.
A parte l'esagerato numero di mammelle, è possibile che le ossa umane si conservino per così tanto tempo , soprattutto, se integre e conservate in ambienti con poco ossigeno e a temperatura costante (cosa che analizzando la storia di sant'Agata non è avvenuta) . Comunque, appare chiaro che vista la cervellotica storia della maggior parte delle reliquie (non manca quasi mai il furto da parte di devoti del cadavere per portarlo attraverso eventi misteriosi e avventurosi alla città di nascita, nel caso di sant'Agata, Goselmo e Gisliberto un pugliese e un provenzale soldati di Bisanzio) ben poche di queste troverebbero certificazione con i moderni metodi scientifici (per esempio l’analisi del Dna) per stabilire l’autenticità delle stesse.. Per esempio, di recente le spoglie dell’evangelista Luca, conservate nella basilica di Santa Giustina a Padova, sono state sottoposte all’esame del Dna e alla datazione con radiocarbonio, e si è scoperto che i resti appartengono a un uomo di origine siriana vissuto attorno al 300 d.C. Un cadavere antico, sicuramente, ma nulla a che vedere con l’evangelista. . D'altronde, non vediamo l'utilità di una tale operazione per altro costosa . I non credenti non riconoscono il concetto di santità, quindi, che quel particolare cranio o femore sia davvero del santo venerato oppure no è indifferente, non ci si aspetta assolutamente nulla da resti umani di qualsiasi tipo. Per un credente, l’importante è la convinzione dell’autenticità, non l’autenticità stessa; la conferma dell’autenticità non potrebbe aggiungere niente alla fede, una smentita non farebbe che complicare le cose.
Se una comunità di fedeli accetta di venerare una certa persona, il fatto che la tomba o i resti umani di quella persona siano reali oppure no diventa, per i fedeli, irrilevante.

  1. La vara
    Il fercolo, in gran parte ristrutturato dopo i bombardamenti della guerra, è d'argento massiccio. Si muove su quattro ruote (rulli cilindrici in acciaio con battistrada in gomma piena) e viene trainato dai cittadini vestiti con il caratteristico saccu, tramite
    due cordoni (al cui capo sono collegate quattro maniglie), lunghi ciascuno circa 130 metri. Ogni cordone presenta in testa un sistema di quattro corde con maniglia che permette di tenere costantemente e regolarmente in tensione il cordone stesso. Venne, in gran parte, ricostruito nel 1946 dopo i danni subiti da un bombardamento nel corso della seconda guerra mondiale. Pesa circa 1700 kg ma, appesantito da cera e addobbi, arriva a pesare anche 3000 kg . Considerando circa 50 cm a devoto, il cordone può essere trainato contemporaneamente da circa 500 devoti , i quali, qualora i cordoni fossero ben in tensione e la vara avesse attrito massimo, porterebbero circa 6 kg a testa. In considerazione del fatto che la vara è gommata, anche nelle peggiori condizioni (salita di San giuliano) ogni devoto, in realtà, deve trainare solamente con la forza di circa 1kg, pertanto, risulta assolutamente ingiustificata se non per una mera esibizione di forza, la corsa durante le salite.
  2. Le candelore
    Candelora
    Molto diverso è il discorso peso per quanto riguarda le candelore, le più pesanti sfiorano i 900 kg e sono sostenute da 12 uomini. Esse, per mantenere la stabilità hanno un baricentro basso, inoltre, l'altezza provoca un momento rotazionale che viene compensato grazie alla tipica andatura (annacata) ; ogni uomo deve, quindi, sostenere circa 80 kg di peso e deve camminare per svariati chilometri che, in pendenza richiedono uno sforzo fisico notevole. Un alleggerimento dello sforzo si ottiene incastrando il peso sulle spalle usando, quindi, le gambe alla loro massima potenzialità. Al fine di mantenere quando più rigida la colonna vertebrale viene utilizzata una cintura contenitiva, comunque, bisogna possedere una forza fuori dall'ordinario e un baricentro basso, un'altezza sotto 1,70 m è sicuramente più consigliata.
Mille spunti si possono trarre da questa festa che concentra migliaia di persone che, nelle loro sfaccettate e anarchiche forme di partecipazione, sembrano in realtà seguire solo una legge: la fisica.







martedì 2 febbraio 2016

La scienza dell'amore

Il cuore batte più in fretta, gli occhi brillano, le gambe tremano e ogni altro pensiero sparisce di colpo dalla mente. Sintomi di qualche grave malattia ? No, sono alcuni degli effetti provocati dall'innamoramento nella specie umana. In occasione dei festeggiamenti per San Valentino, analizziamo questo fenomeno dal punto di vista scientifico per saperne veramente di più .
Quando ci innamoriamo il nostro cervello comincia ad fare partire una specie di programma preinstallato , i battiti cardiaci, per esempio, aumentano per effetto dell’adrenalina, mentre gli occhi brillano perché l’attrazione sessuale fa dilatare le pupille e restringere le palpebre, gli occhi riflettono, quindi, una quantità maggiore di luce. Si tratta, infatti, di reazioni fisiologiche, sviluppate dalla nostra specie per dare un aspetto più 'attraente' all'innamorato , l'adrenalina mette in risalto le potenzialità della parte 'rettile' del cervello , mettendo da parte milioni di anni di evoluzione. Ormoni più svariati vengono messi in circolo come l’adrenalina, l’epinefrina e la norepinefrina, per preparare il nostro organismo a situazioni stressanti e a un forte sforzo fisico. A questo punto prende voce la parte più evoluta del nostro cervello , la neocorteccia, quella parte del cervello che è responsabile del pensiero cosciente, delle credenze e del pensiero simbolico che trasforma il tutto in in un’emozione soggettiva .
Ma perchè ci innamoriamo specificatamente di una singola persona e non di tutte ?
I parametri di bellezza del volto sono valori standard in ogni cultura . Un volto regolare, ad esempio, tende ad apparire bello per questioni legate al funzionamento del nostro cervello. È stato dimostrato, infatti, che la simmetria bilaterale viene computata più velocemente dal nostro sistema visivo. L’elaborazione risulta quindi più semplice e, di conseguenza, più piacevole.
I parametri fisici della bellezza dipendono maggiormente da fenomeni culturali , nelle culture primitive l'uomo grasso è molto più attraente di uno magro perchè evidentemente sa come procurarsi il cibo , nelle culture agricole il numero di muscoli pettorali che possiede l'uomo conta di più perchè saprà coltivare meglio e più terra . Anche il ruolo sociale ha un suo peso , sono preferiti gli uomini di successo o i leader perchè più adatti a mantenere in vita la prole (i maestri di sci , i leader politici e i calciatori sono prede perfette), le donne vengono prevalentemente scelte in funzione dei fianchi e delle mammelle per poter partorire ed allattare con tranquillità la prole.
Un altro elemento importante nella scelta di un compagno è l’odore. Non perché evitiamo le persone maleodoranti, ma perché è stato scoperto che esistono dei vincoli genetici che influenzano l’olfatto, e che tendono a farci piacere persone con un odore diverso dal nostro.
La fase dell'innamoramento la possiamo dividere in tre parti

La prima è quella del desiderio, cioè dell’attrazione sessuale, non indirizzata verso una persona in particolare.
La seconda invece sarebbe quella dell’amore romantico, in cui il desiderio viene indirizzato verso una persona in particolare.
Gli ormoni messi in circolo dal nostro corpo creano una sorta di dipendenza emotiva, sbalzi di umore, gelosia, il pensiero invadente dell’oggetto del nostro amore, per esempio, sono tutte caratteristiche tipiche dell’amore romantico, dovute a bassi livelli di serotonina nel sangue. Questa fase è paragonabile ad una sorta di follia temporanea che colpisce il nostro cervello , molto simile a quello che prova un tossicodipendente abituale durante le crisi di astinenza.
Tanto trambusto chimico ed emotivo è estremamente dispendioso per il nostro organismo, ed è per questo motivo che dopo un po’ di tempo dall’inizio di una relazione stabile, si entra in u
na nuova fase.
La terza ed ultima fase è quella dell’attaccamento
, indirizzata da un punto di vista biologico alla procreazione e alla cura dei figli, e caratterizzata da una maggiore tranquillità e dalla felicità con il proprio partner . A determinare queste emozioni sono le endorfine, neurotrasmettitori che fanno parte del meccanismo cerebrale della ricompensa, e che prodotte in grande quantità danno un senso di euforia, simile all’effetto di alcuni tipi di droghe, come gli oppiacei”. Non stupitevi dunque se dopo qualche tempo il vostro partner sembra cambiare, perché (almeno in qualche modo) è colpa della biologia.
L'accoppiamento umano utilizza prevalentemente la forza di attrito per stimolare gli apparati sessuali sia maschili che femminili . L'attrito è una forza che si sviluppa quando due superfici sfregano una sull'altra. Da questo movimento si genera una forza: parte di questa energia meccanica che nasce dall'atto sessuale è sprecata in calore che non si può più recuperare e che invade l'aria che ci circonda riscaldando l'ambiente. Erroneamente si dice spesso che la forza d'attrito è uguale alla forza peso moltiplicata per il coefficiente d'attrito statico.
In realtà, quel valore rappresenta la massima forza d'attrito che vi può essere.
Con un esempio: se la massima forza d'attrito è 100N, e il corpo viene spinto con 25N, quest'ultimo resterà fermo, ma l'attrito che si oppone vale 25N, ovvero quanto la forza applicata (anche perchè se l'attrito fosse sempre 100N, in questo caso avremmo la paradossale situazione che il moto è contrario alla spinta, in quanto la risultante è nella direzione dell'attrito).
Quando la spinta supererà i 100N, allora il massimo attrito sarà superato e vi sarà moto.
Importante è,quindi, ridurre l'angolo di penetrazione per avere il massimo attrito .
Alcune curiosità sull'accoppiamento umano
  1. Il pene umano non ha un'ossatura al contrario invece della maggioranza dei mammiferi, come ad esempio gli scimpanzè o le scimmie.
    Nonostante questo però, il vostro pene si può rompere ugualmente!
  2. osso pene scimmia
    Il pene ha la forma di un boomerang . Anche se gli uomini non lo notano, il pene ha la forma di un boomerang. Infatti la radice del pene, che non si vede poiché nascosta dentro il bacino, è collegata all'osso pubico in maniera tale da ricordare un boomerang.
    Uno degli interventi di allungamento del pene consiste nel tagliare il legamento che collega la radice del pene all'interno del bacino.
  3. Quanti sono gli spermatozoi?
    In una eiaculazione vi sono circa 50 milioni di spermatozoi, ma sappiate che il numero di questi varia da uomo a uomo. Infatti vi sono alcuni uomini che possono eiaculare fino a ben 600 milioni di spermatozoi!
Se pensate che nell'uomo l'accoppiamento è complesso non immaginate cosa fanno alcuni animali:
È proprio vero che d’amore si può morire.
Quoll
Ne sa qualcosa il quoll, questo piccolo roditore australiano, che durante l’accoppiamento non è molto tenero nei confronti della femmina e molto spesso è lui stesso a rimetterci la vita. Il maschio del quoll, infatti, raramente sopravvive alla fatica e allo stress dell’accoppiamento. L’atto sessuale può durare anche fino a 24 ore in quanto il maschio produce pochi spermatozoi alla volta e non sempre il poverino sopravvive allo sforzo. Le cose però non vanno meglio per le femmine dal momento che l’accoppiamento si rivela molto violento. Spesso la femmina viene uccisa e divorata dal partner arrabbiato e impetuoso.
Anche le cimici non scherzano, in questi ripugnanti animaletti, il cui sistema di riproduzione è stato denominato “inseminazione traumatica”, il maschio una volta catturata la femmina la rivolta e la trafigge con il pene direttamente nell’addome, iniettando lo sperma che poi raggiun
gerà per vie traverse gli ovuli da fecondare. Ma la cimice maschio non va molto per il sottile: pare si accoppi con lo stesso sistema con tutto ciò che trova, maschi compresi!
cimice
Chi avrebbe mai potuto immaginare che chiocciole e lumache fanno sesso violento? Eppure è così. Sono animali ermafroditi, dotati cioè di entrambi i sessi, però non sono autosufficienti. Hanno bisogno di trovare l’anima gemella. Quando due chiocciole si incontrano, si corteggiano e si accoppiano. L’accoppiamento avviene in maniera duplice: lo sperma delle due parti maschili feconda le u
ova delle due parti femminili. Prima di questo momento però, non se ne conoscono ancora bene le ragioni, i due si scambiano delle vere e proprie stilettate, che producono lacerazioni con una specie di organo di calcio detto “dardo” che fa parte dell’apparato femminile.
La prossima volta che afferrate il tentacolo di un polipo, fate attenzione perché potrebbe essere il suo organo sessuale. Il polipo maschio è, infatti, dotato di una sorta di braccio (detto ectocotile) che all’estremità contiene lo sperma. Dopo il corteggiamento il maschio si intrufola con il suo braccio sotto il mantello della femmina per fecondarla. In alcune specie il braccio rimane inserito nel corpo della compagna o addirittura si stacca e nuota da solo verso la femmina.
formula di Dirac
Un ultima curiosità Il fisico britannico Paul Dirac (1902-1984), cofondatore della meccanica quantistica, nella sua ' equazione dell'amore' sostanzialmente afferma che : «Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti, ma in qualche modo, diventano un unico sistema. In altri termini, quello che accade a uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce». Se non è romantico questo no so cosa lo sia
Buon San Valentino a tutti.