lunedì 2 maggio 2016

Storie di scienziati siciliani

La scienza deve molto alla Sicilia , tante sono le menti particolari e uniche partorite da questa terra piena di risorse e asprezze , raccontiamo le storie di alcuni tra i meno conosciuti ma non per questo poco importanti tra le menti partorite dall'isola .

Antonino Sciascia
 Antonino Sciascia nacque a Canicattì (in provincia di Agrigento) il 19 novembre 1839 dal matrimonio tra un piccolo proprietario terriero, Angelo Sciascia, ed Epifania Sfalanga.
Riguardo alla formazione scolastica di Sciascia, si sa che frequentò la scuola primaria pubblica di Canicattì. Terminato questo periodo, proseguì gli studi, probabilmente presso un liceo di Girgenti o di Caltanissetta, conseguendo, successivamente, la laurea in Medicina presso l'Università di Palermo il 19 luglio 1860. Dopo la laurea, Sciascia cominciò a esercitare la professione di medico, continuando gli studi per conseguire la laurea in Chirurgia, ottenuta, sempre a Palermo, il 5 luglio 1869
Dedicò buona parte della sua vita a studiare e perfezionare un suo metodo di cura, che volle chiamare: fototerapia.
Per realizzare la sua intuizione mise a punto un apparecchio: il fotocauterio, in grado di selezionare e concentrare l’energia luminosa, in modo tale da poter utilizzare le proprietà curative della luce su molte patologie.
Con questo apparecchio Sciascia riuscì a dare una valida risposta al lupus vulgaris, ad alcune forme di tubercolosi e ad altre malattie allora incurabili.
Sciascia brevettò il suo apparecchio nel 1894 in Italia, Francia, Inghilterra e forse negli Stati Uniti d’America. Nel 1892 a Palermo e nel 1894 a Roma, Sciascia annunciò la sua scoperta, ma nessuno nel mondo accademico italiano prese sul serio la sua comunicazione, con il risultato che circa dieci anni dopo, un medico danese, Niels Ryeberg Finsen, si vide attribuire nel 1903 il premio Nobel per la medicina per la medesima scoperta fatta da Sciascia in precedenza , probabilmente il più grave caso di falsa attribuzione nella storia del premio svedese,si dice che il forte accento siciliano unito ad una forma di pregiudizio razziale abbia spinto gli astanti ad ignorare la presentazione dello Sciascia preferendogli il pranzo preparato in albergo.
In seguito alla morte del Chirurgo Condotto del Comune di Canicattì, egli fu nominato sostituto. Successivamente fu eletto consigliere comunale, mentre nel 1909 arrivò la nomina a Cavaliere e, un anno dopo, quella a Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia. Visse per parecchi anni con la sorella fino alla morte di questa. Nel 1918, all'età di settantanove anni, Sciascia sposò un'anziana vicina di casa, Isabella Macaluso, che gli rimase accanto fino alla morte, avvenuta il 12 aprile 1925


MOLETI (Moleto, Moletti, Molati, Moleta), Giuseppe. – Nacque a Messina nel 1531 da Filippo, membro di un ramo cadetto decaduto di una famiglia di alto lignaggio già trasferitasi a Seminara (nei pressi di Reggio Calabria).
La raccolta di tavole astronomiche di Moleto
Compì gli studi di matematica a Messina presso il collegio della Compagnia di Gesù, recentemente inaugurato, dove fu allievo di Francesco Maurolico. Lasciò presto la Sicilia, a causa delle scarse possibilità di impiego per un matematico laico, pur dotato come lui, o forse per frequentare l’Università, assente a Messina. In una data precedente al 1560, si recò una prima volta a Padova. Dopo esssersi trasferito per un breve periodo a Verona nel 1563 iniziò la pubblicazione della raccolta di Efemeridi (tavole astronomiche) in lingua volgare, compilate a sua cura e continuate fino al 1580 .
La sua cultura poliedrica, e l'integrità dei suoi costumi oltre che la affabilità del tratto, rendevano particolarmente gradevole e ricercata la sua compagnia nelle corti italiane del 500, solo la salute cagionevole poneva limiti all'attività del Moleti. Si occupò dell'istruzione del principe Vincenzo Gonzaga e fu invitato dalla repubblica di Venezia con lauto compenso che ai giorni nostri sembra fantascienza e tradotto in Euro attuali supererebbe il milione, a coprire il ruolo di docente della cattedra di Matematica dell'università di Padova. Fu incaricato dal Papa Gregorio XIII e dalla Serenissima a fornire consulenza scientifica alla redazione del nuovo calendario (che è quello che adottiamo oggigiorno) e si devono al messinese le innovazioni relative all'equinozio e la redazione delle tabelle compensative  che portarono all'anno bisestile. Ebbe una importante corrispondenza con Galileo Galilei probabilmente e grazie alla sua intercessione,  il pisano ebbe incarichi di lettore di matematica presso l'università di Padova. Lo stesso Galilei succedette al Moleti alla sua morte come docente di matematica a Padova. Recentemente è stata ritrovata una lettera di “raccomandazione” del Moleti che lodando Galilei diceva espressamente “buono et esercitato geometra”. Lo scienziato siciliano si occupò tra i primi di divulgazione scientifica al popolo e si devono a lui alcuni esperimenti esemplificativi come la caduta dei gravi dalla torre, poi erroneamente attribuita a Galilei. Morì il 25 marzo1588 e  fu sepolto a Padova, nella chiesa di San Francesco, nei pressi dell'Università, ove aveva per lunghi anni dedicato la sua operosa vita all'insegnamento. Non esiste nè una lapide nè altro nella sua città natale Messina che pare avere ignorato uno dei suoi cittadini più illustri.

 Agatino San Martino Pardo , nacque nel 1773 a Catania figlio secondogenito di una nobile famiglia catanese (il padre era principe dei San Martino Pardo e la madre dei Paternò) casata famosa del celebre gatto Pardo dal 1816 divenne professore di Matematica sublime (antico nome dell'Analisi matematica) nell'Università degli Studi di Catania; qui venne giubilato con la nomina di Professore emerito nel 1841, scrisse molte opere , tra le quali spiccano i "Principi fondamentali delle teorie delle funzioni analitiche di Lagrange". Collaborò con Giuseppe Piazzi (lo scopritore del pianeta nano Cerere) nel calcolare l'orbita delle stesso . Inoltre fu tra i soci più attivi dell'Accademia Gioenia, importante circolo scientifico del capoluogo etneo, e socio corrispondente dell'Accademia dei Georgofili, dell'Accademia Labronica e l'Accademia Reale delle Scienze di Parigi.
Cerere fotografata qualche mese fa con la sua misteriosa macchia lucente al centro

Si interessò anche al progetto del molo del porto di Catania, alla portata dei fiumi e anche alla realizzazione di mulini idraulici da grano. Di indole illuminata fu sostenitore della scuola pubblica, a favore della quale scrisse un discorso al re Ferdinando I delle Due Sicilie. Donò tutti i suoi libri alla biblioteca dell'università, malgrado gli avessero negato una pensione per il lavoro svolto.
Alla sua memoria, tanto di uomo di scienza quanto di persona nota come pia e generosa, i catanesi dedicarono un busto nella villa Bellini, nel viale degli uomini illustri della città, e una scuola tecnica, poi trasformata in scuola media.

Antonino Lo Surdo

Antonino Lo Surdo (Siracusa, 1880 – Roma, 1949) è il fondatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica. Conosceva bene la materia, anche per motivi personali. La sua famiglia era stata completamente distrutta dal terremoto di Messina del 1908, che lui poi aveva a fondo studiato.
Dopo la laurea, dirige a Firenze l’osservatorio di geofisica, diventa professore di fisica superiore a Roma nel 1919. Alla morte di Orso Mario Corbino, nel 1937, diventa direttore dell’Istituto presso cui lavorano Enrico Fermi e i “ragazzi di via Panisperna”. Emilio Segré e Laura Capon, la moglie di Fermi, scriveranno, anni dopo, che – a differenza di Corbino – Lo Surdo è un nemico della “nuova fisica” di Fermi. Di carattere scontroso non capì le potenzialità del gruppo e subì in un impari competizione la genialità di Fermi .
Discusse le sue scoperte sull'effetto di un campo elettrico sullo spettro di emissione di un gas, noto come effetto Stark-Lo Surdo , anche se Strark ha rivendicato la primigenitura di tali scoperte
Molto più valide le sue scoperte in ambito della sismologia, della meteorologia (nefoscopio a prospettiva) e dell'acustica fisiologica (potere localizzatore dell'audizione biauricolare).


Quirino Majorana
 Majorana, Quirino. - Fisico italiano (Catania 1871 - Rieti 1957), fratello di Angelo e Giuseppe, zio di Ettore; direttore dell'Istituto superiore dei telegrafi e telefoni dello stato (1904-14), poi prof. di fisica sperimentale al Politecnico di Torino, e (dal 1921) a Bologna, dove successe ad A. Righi come direttore de ll'Istituto di fisica; membro della Società italiana delle scienze, socio nazionale dei Lincei (1923). Ha compiuto ricerche di fisica sperimentale e di fisica applicata. Conseguì notevoli risultati nel campo delle telecomunicazioni, eseguendo esperienze di radiotelefonia a grande distanza (500 km nel 1907-11) e di telefonia ottica; ideò, con queste esperienze, un microfono basato sulla variazione di resistenza di un filo conduttore sottoposto all'azione delle onde sonore (microfono idraulico di M.).Antenato del telefono.Nel 1933 aprì l'anno accademico dell'Università di Bologna con un discorso intitolato "Nuove ipotesi e fatti nella fisica del Novecento". Perse parte del suo prestigio nel 1951 quando a 78 anni tenne un discorso all'Accademia delle Scienze dell'Istituto di Bologna, di cui era membro da trenta anni, in cui confutava la teoria della relatività di Albert Einstein.Morì a Rieti nel 1957.


 Filippo Eredia .Nacque a Catania nel 1877.
La sua carriera di fisico iniziò alla facoltà di Fisica a Catania e ancor prima della laurea, avvenuta nel 1901, divenne assistente all’Osservatorio Astrofisico di Catania, divenendo prima “misuratore della fotografia
Filippo Eredia
stellare” e successivamente “assistente per la fotografia celeste”. Il suo primo lavoro all’Osservatorio riguardò la temperatura di Catania calcolate in base a 82 anni di osservazioni iniziate a casa del vulcanologo Carlo Gemellaro. Entrò all’istituto centrale di Meteorologia di Roma raggiungendo la carica di geofisico capo. Durante gli anni ’30 insegnò meteorologia e oceanografia all’università di Napoli. Fece parte dei più importanti organismi geofisici e metereologici internazionali e fu insegnante all’Accademia Aeronatica. Nel 1951 fu inaugurato la nuova stazione meteo ETNASUD intitolata appunto al fisico Eredia.

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