lunedì 14 marzo 2016

La primavera risorge la natura , miti e leggende

Quest’anno l’equinozio di primavera, che segna l’inizio della primavera astronomica, cade il 20 marzo alle 05:30 italiane. La parola “equinozio” deriva dal latino “equi” e “nox”, da intendersi come “notte uguale al dì” , definizione puramente teorica in quanto gli effetti della rifrazione atmosferica, e la parallasse solare fanno sì che negli equinozi la lunghezza del giorno ecceda quella della notte di pochi minuti.
Gli equinozi di marzo e settembre sono i due giorni dell’anno nei quali ha inizio la primavera e l’autunno. Come noto, il piano dell’equatore celeste è inclinato di 23 gradi e mezzo sul piano dell’eclittica. Il Sole, nel suo moto annuo apparente lungo l’eclittica, interseca in due punti l’equatore celeste.
Anche se secondo tradizione il 21 marzo era il giorno fissato per l'equinozio ,esso invece

cade spesso il giorno 20 e, a partire dal 2044, saltuariamente anche il 19 marzo. Questo anticipo, oltre che alla precessione equinoziale, è dovuto anche all'organizzazione dei giorni bisestili nel calendario civile, che ha comportato il mantenimento dell'alternanza quadriennale per l'anno 2000 e causato quindi un progressivo spostamento di un giorno di tutti gli avvenimenti celesti, fino al prossimo riallineamento, previsto nell'anno 2100.
Alcune leggende siciliane sono legate alla primavera ed hanno una matrice scientifica estremamente interessante. 
Il Mandorlo
Agrigento è famosa oltre che per i suoi templi per la famosa sagra del mandorlo in fiore , ma una leggenda avvolge questo strano albero che fiorisce prima che ricrescano le foglie.
 
Secondo un’antica leggenda , la fioritura del mandorlo, sarebbe da ricondurre alla storia di Acamante e Fillide.
Fillide, giovane e bellissima principessa Tracia, figlia di Sitone, era innamorata di Acamante, figlio di Teseo e Fedra.
Durante la guerra di Troia, Acamante partì con Diomede, al seguito degli Achei.
Trascorsi dieci lunghi anni, i reduci iniziarono a tornare in patria.
La principessa, non vedendo tra loro Acamante, ritenne che fosse morto e presa dalla disperazione, si tolse la vita.
La dea Atena, impietositasi per questa tragedia, trasformò Fillide in un albero; il Mandorlo.
Ma Acamante, non era morto.
Tornato tardivamente in patria, seppe della morte di Fillide e della sua avvenuta trasformazione in mandorlo.
Acamante non potè fare altro che abbracciare piangendo l’albero nel quale era stata trasformata la sua amata. Fu così, che all’improvviso, i nudi rami del mandorlo si ricoprirono di fiori anzichè di foglie, quasi a voler ricambiare il tenero abbraccio di Acamante.Come vedete sembra il finale di Romeo e Giulietta (forse questa storia ha influito quella scritta da Shakespeare).
In realtà la fioritura anticipata del mandorlo è un pò una scommessa che fa questa pianta , punta ad essere il primo fiore della primavera per avere l'esclusiva delle api , attraverso cui ottiene l'impollinazione . Ma non rischia tutto le foglie saranno comunque al sicuro , quindi se l'anno è freddo le api non impollinano al massimo per quell'anno niente frutti , ma se va bene e le temperature sono elevate allora api in esclusiva e frutti abbondanti. Per favorire l'impollinazione spesso le arnie vengono posizionate nei mandorleti , a volte gli stessi agricoltori suppliscono le api impollinando loro i fiori con appositi pennelli.

Il ratto di Proserpina

 Cerere, sorella di Giove , era la madre della bella Proserpina, amante dei fiori. La leggenda mitologica ricorda che un giorno di primavera il Dio Plutone rimase colpito dalla vista della giovane Proserpina, se ne innamora e la rapisce portandosela negli inferi. Plutone era il più odiato fra gli dei, perché il suo regno era quello delle ombre.Il ratto fu così improvviso che nessuno seppe informare bene la madre della ragazza, Cerere che per tre giorni e tre notti la cercò ininterrottamente  La verità le fu rivelata da Elios, il dio Sole, che le confessò anche il consenso di Giove agli eventi.  Alla fine, Cerere si adirò e cominciò a far soffrire gli uomini provocando siccità, carestie e pestilenze. Gli uomini, privati dell’aiuto della Madre Terra, chiesero aiuto a Giove. Ma Proserpina aveva gustato il melograno, simbolo d'amore, donatole da Plutone e quindi a tuttii gli effetti sua sposa, e non poteva più tornare definitivamente da sua madre. Giove, commosso dal dolore della sorella, risolse il problema decidendo che Proserpina stesse per otto mesi, da gennaio ad agosto, sulla terra assieme alla madre; e per quattro mesi da settembre a dicembre, sotto terra col marito Plutone, creando così l’alternanza di due stagioni nel clima della Sicilia. La leggenda spiega che Proserpina risalga alla terra in primavera per portare all’isola l’abbondanza e per poi scompare ai primi freddi invernali
. In effetti al tempo della Magna grecia il tempo era molto più rigido di quello attuale e viene definito dai climatologi una "Piccola Età Glaciale", con temperature più basse della norma, che perdurarono approssimativamente dal 900 al 300 a.C.
Fu un periodo freddo piuttosto lungo, con avanzata glaciale alpina piuttosto accentuata, ed un clima umido e freddo, con frequenti piene dei fiumi, ed alcuni inverni molto rigidi.
Gli storici romani parlano in modo particolare dell'inverno del 400-399 a.C, quando caddero su Roma sette piedi di neve (almeno 210 cm!) 
In Sicilia dove gli effetti del clima mediterraneo si facevano sentire si avevano inverni freddissimi e sostanzialmente otto mesi di temperatura primaverile , difficilmente si superavano anche nelle estati più calde i 30° centigradi. Siamo lontanissimi dalle torride estati e inverni miti attuali.

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